di Redazione

RachmaninoffIl Trio Čajkovskij (Pavel Vernikov, violino – Anatole Liebermann, violoncello – Konstantin Bogino, pianoforte) rappresenta ormai da anni una realtà prestigiosa nel settore della musica da camera: formatosi nel 1975 a Mosca, si è esibito nelle sale da concerto più importanti del mondo. In questa registrazione l’ensemble dà prova dellle proprie doti eseguendo il Trio elegiaco n.2 in Re minore op. 9 di Rachmaninov e il Trio n.2 in Mi minore op. 67   di Šostakovič. L’opera di Rachmaninov, composta in meno di due mesi nel 1895, è un lamento funebre in morte di Čajkovskij, suo maestro e mentore, ed è strutturato in tre diversi movimenti.

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Il primo movimento è un dipinto musicale delle emozioni del compositore alla notizia della morte dell’ amico: si possono sentire l’angoscia, data dalla ripetizione ossessiva di un ostinato cromatico al pianoforte,  e la disperazione, resa dal tema elegiaco affidato agli archi. Il secondo movimento è sempre aperto dal pianoforte: il tema principale, magistralmente eseguito da Bogino, lascia poi spazio alle variazioni degli archi; violino e violoncello però mutano radicalmente il carattere del tema, di olimpica pacatezza, in un motivo dal sapore prettamente popolare. Sorprendente è la maestria con cui gli esecutori mantengono viva la Spannung, lasciando riaffiorare il lamento del movimento precedente.L’angoscia esplode infine nell’ultimo movimento: l’entrata in apparenza smorzata degli archi non fa che sottolineare la concitazione dei temi al pianoforte, collante di tutta la composizione.

Il Trio di Šostakovič, composto nel 1944 in memoria dell’amico Sollertinskij, ha un carattere decisamente diverso: il primo movimento si apre con il violoncello nel registro acuto, i cui armonici creano l’atmosfera spettrale che creerebbe un Theremin, seguito dall’entrata del violino in canone ma al registro grave. Il mirabile gioco contrappuntistico è reso magistralmente dal trio, conscio di tutti i possibili significati del testo musicale. Il secondo movimento, in forma di scherzo, è una danza sfrenata; non bisogna però farsi trarre in inganno: in questo ballo vorticoso si cela l’angoscia, che traspare sia dalle armonie dissonanti, sia dalla qualità del suono degli archi, spesso volutamente grossolano. Di tutt’altro carattere è il terzo movimento, cuore affettivo di tutta la composizione: gli accordi dissonanti iniziali simboleggiano perfettamente la sofferenza per la perdita , mentre gli archi creano meravigliosi disegni melodici dal sapore ancestrale. Nella quarta e ultima parte dell’opera si evidenzia l’ennesimo cambio di carattere: qui infatti il ritmo gioca un ruolo importantissimo, diventando principio ordinatore di tutta la sezione. Il riferimento è chiaramente al topos della Danse Macabre, una lenta marcia funebre terminante con un cromatismo discendente affidato agli armonici, proprio come nel tema iniziale del primo tempo.

La grande precisione tecnica, unita all’incredibile lavoro di analisi e interpretazione del testo musicale rendono questa registrazione un must per tutti gli appassionati del genere, riconfermando il posto che il Trio Čajkovskij si era già da tempo guadagnato nell’Empireo musicale moderno.

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Pubblicato il 2016-03-17 Scritto da LorenzoGalesso

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