Concerti • Nel 1897 l’esecuzione della sua prima sinfonia fu un fiasco clamoroso. Complice un direttore (Glazunov) semi-ubriaco. L’abbiamo riascoltata ieri nel mini festival della programmazione scaligera in omaggio al grande compositore. Gianandrea Noseda ha diretto la Filarmonica della Scala, pianista Khatia Buniatishvili
di Luca Chierici
Un duplice anniversario (140 dalla nascita e 60 anni dalla morte) ha spinto i responsabili della programmazione del Teatro alla Scala a dedicare un mini festival alla figura di Sergej Rachmaninov (1873 – 1943), atto più che dovuto per riparare all’ostracismo vistoso ostentato nei confronti del grande musicista da buona parte della cultura italiana ancora in anni non lontani. In realtà le composizioni più facilmente orecchiabili di Rachmaninov non sono mai state trascurate nella pratica concertistica neanche nei proibitivi anni ’60 e ’70, ma mai come oggi si ascoltano con fin eccessiva insistenza i due concerti più famosi o la seconda sinfonia o le Danze sinfoniche, per non parlare della seconda sonata per pianoforte. Da un festival ci saremmo aspettati forse qualcosa di più in termini di scelta delle composizioni di Rachmaninov meno note al pubblico italiano, ma una serata come quella governata dall’intervento di uno dei più interessanti direttori di oggi, Gianandrea Noseda, soddisfa a buon motivo i palati più raffinati, soprattutto per la proposta di quella Sinfonia n.1 che è stata per tanti anni considerata ingiustamente una Cenerentola quasi da evitare, un lavoro giovanile di scarso risalto.
Il calvario che caratterizzò la nascita e la presentazione al pubblico della sinfonia è facilmente riassumibile: critiche a non finire da parte di Taneev e Rimskij-Korsakov ancora nella fase di elaborazione e “prova” pianistica e orchestrale, fallimentare prima esecuzione nel 1897 a San Pietroburgo da parte di un Glazunov concertatore disattento e in stato di semi-ubriachezza, conseguente critica feroce e impietosa da parte di Cèsar Cui, profonda crisi depressiva del giovane autore. La partitura, considerata dispersa o addirittura fatta scomparire dallo stesso Rachmaninov, fu ritrovata solamente nel 1944 e portò a qualche sporadica esecuzione negli anni immediatamente successivi. Gianandrea Noseda ama già da almeno un quinquennio questa sinfonia con tutto quell’entusiasmo che è uno degli ingredienti più felici della sua arte comunicativa e lo si è capito anche l’altra sera, quando il direttore ne ha offerto una lettura compatta, trascinante, quasi la dimostrazione di un teorema che confuta visibilmente il verdetto di “opera minore”. Noseda ha avuto dalla sua una Filarmonica che da questo entusiasmo era evidentemente contagiata e che ha risposto in tutto e per tutto alla visione del direttore, brillando di luce propria negli interventi molto impegnativi di archi, fiati e percussioni e nei “soli”, particolarmente quelli di violino e clarinetto.
Storicamente importante era stata nella prima parte della serata la presentazione del Concerto n.2 op.18, elemento che rappresentava in questo contesto la “rinascita” dell’attività compositiva di Rachmaninov dopo l’insuccesso seguito all’esecuzione della prima sinfonia. In questo caso la singolare interpretazione del direttore, attento ai dettagli strumentali solitamente più trascurati, non trovava che saltuariamente una corretta e condivisa rispondenza (nei passaggi più lirici) da parte della solista, la venticinquenne georgiana Khatia Buniatishvili. Un indubbio talento manuale giustifica solo in parte il successo che arride da qualche anno a questa pianista che pur non essendosi distinta nei concorsi tradizionalmente più impegnativi è stata lanciata nel mercato discografico e concertistico con insolita insistenza. La Buniatishvili tende sempre, anche nel repertorio solistico, ad affrettare troppo il discorso nelle parti più concitate, con una conseguente perdita della qualità del suono e della chiarezza espositiva. Come ha anche dimostrato nel bis, quel finale della settima sonata di Prokofiev che è sì Precipitato ma che dovrebbe mantenere una perfetta, toccatistica precisione, quasi un meccanismo ad orologeria sul quale si possano stagliare con chiarezza i metallici incisi della mano sinistra.
Concerto della Filarmonica della Scala | Direttore, Gianandrea Noseda | Pianista, Khatia Buniatishvili | Teatro alla Scala, 14 Marzo 2013
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