Convegni • A Vienna si sono confrontati numerosi esponenti di istituzioni teatrali internazionali; in rappresentanza dell’Italia e del settore operistico è intervenuto Antonio Cognata
di Barbara Babic
[laquo]Siamo piccole barche nell’oceano della crisi e per non affondare dobbiamo lavorare insieme»: con queste parole Anatoly Polyankin, direttore del Satirikon Theatre di Mosca, ha aperto i lavori nell’ambito del convegno The Art of Managing Art – Innovations in Theatre Management, tenutosi il 16 e il 17 maggio nell’elegante cornice del Renaissance Hotel di Vienna.
Nell’ottica di uno scambio di competenze e strategie sul management culturale, sulle tecniche di marketing, fundraising, sulle modalità di una comunicazione efficace ad ampio raggio e sulla necessità di una continua formazione degli addetti del settore teatrale si sono confrontati numerosi esponenti di istituzioni teatrali internazionali. Folta la partecipazione di direttori artistici di teatri russi e dell’area ex-sovietica, accanto alle rappresentanze viennesi (Volkstheater, Konzerthaus, Institut für Kulturkonzepte, Universität für Musik und Darstellende Kunst), britanniche (Shakespeare’s Globe, Birmingham Royal Ballet), israeliana (Cameri Theatre di Tel Aviv), ungherese (Vígszínház Theatre) e italiana (Teatro Massimo di Palermo).
Con la prima panel discussion, dal titolo assai significativo «Modern theatre in the modern world: the need for modern strategy» – da considerarsi forse il filo rosso di tutta la manifestazione – si è entrati da subito nel vivo della questione. Al di là delle differenze tra i vari settori rappresentati – teatro di prosa, opera, concertismo, teatro di marionette – e della loro collocazione geografica, i partecipanti hanno esposto problematiche di natura molto simile, tra cui i continui tagli dei finanziamenti pubblici, l’ingerenza della politica nel settore teatrale e la questione dell’equilibrio tra il contenuto artistico e l’aspetto economico-finanziario.
Ha inaugurato la sezione dei case studies Anne Williams, finance director del Birmingham Royal Ballet (UK), che attraverso la costruzione di partnerships con altre istituzioni culturali e adottando il motto «ambitious, busy, creative» è riuscita a fare i conti con gli ingenti tagli statali degli ultimi anni mantenendo una qualità artistica di alto livello. Coinvolgente anche la relazione tenuta da Noam Semel, direttore generale del Cameri Theatre di Tel Aviv, con un’interessante presentazione sull’intensa e sfaccettata attività del teatro (sostenuta dal 25% di finanziamenti pubblici) e le sue strategie di comunicazione basate soprattutto su una notevole presenza su vari media. Herbert Laukstein del Teatro di Liepaja (Lettonia) ha riferito invece riguardo alle problematiche dei teatri di provincia mentre in rappresentanza dell’Italia e del settore operistico è intervenuto Antonio Cognata, professore di economia politica all’Università di Palermo ed ex direttore del Teatro Massimo, che nella sua relazione dal titolo «From 27 million euros to 14 million euros: how to reduce theatre debts in a short time?» ha esposto un’interessante lezione di economia del settore culturale (citando soprattutto le teorie di Baumol e Bowen) filtrata attraverso la sua esperienza personale al Teatro Massimo.
Interessante e incisivo l’intervento di Bernhard Kerres, direttore artistico del Wiener Konzerthaus, istituzione che quest’anno festeggia il suo centenario: con la premessa di un’offerta di altissimo livello nell’ambito della musica classica e jazz, ha effettuato un’analisi dettagliata sul brand (che si differenzia sostanzialmente da quello del celebre Musikverein) e sulle collaborazioni con gli sponsor.
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Uno spazio è stato dedicato anche al tema della ricostruzione dei teatri e al loro aspetto tecnico (soprattutto in merito alle nuove tecnologie di illuminazione) grazie all’esperienza di Alexander Fikichev, direttore del DOKA Center di Mosca e di un rappresentante della ditta Scircus, entrambi partner dell’evento.
La seconda giornata di lavori ha visto invece come tematiche principali da una parte l’aspetto della formazione degli operatori culturali – con due interventi di Karin Wolf (Institut für Kulturkonzepte di Vienna), e di Alena Yankelevich (direttrice del progetto «School of theatre leader» del Meyerhold Theatre Centre di Mosca) – dall’altra l’aspetto della comunicazione. Irene Knava, autrice, didatta e ideatrice del progetto audiencing.net ha tenuto insieme a Cay Urbanek del Volkstheater di Vienna una masterclass sulla comunicazione tra teatro e pubblico e sull’importanza della formazione e della motivazione del personale addetto. Dopo i contributi di László Marton del Vígszínház Theatre di Budapest e del direttore del Gogol Center di Mosca Alexey Malobrodsky è intervenuto in conclusione Jack Harris, digital manager del Shakespeare’s Globe, che ha spiegato le potenzialità dei social network, efficaci canali per diffondere la propria proposta culturale ed avvicinare e allargare il proprio pubblico.
Grazie all’attiva partecipazione dei presenti, la manifestazione ha di certo prodotto nuove idee e nuovi stimoli, sebbene nella moltitudine dei temi trattati si è sentita la mancanza di un approfondimento sull’aspetto dei progetti educational con le scuole e sull’importanza della divulgazione teatrale e musicale. Un convegno che sicuramente ha fatto in modo di instaurare nuovi contatti e possibili collaborazioni future tra le varie istituzioni presenti e che pare abbia svolto la funzione di trait d’union di sistemi culturali piuttosto diversi, ma accomunati dalle stesse problematiche in questi tempi di certo non facili per il settore teatrale.
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