Recensione • Il tenore William Matteuzzi, già paladino della Rossini Renaissance degli anni ’80, ritorna in CD con un recital che restituisce all’ascolto brani poco conosciuti del compositore di Ortona
di Elena Filini
[IL] poi di una carriera che già ha scritto una pagina entrata di diritto nella storia del teatro d’opera contemporaneo non è una questione trascurabile. E come spesso è impossibile resistere al silenzio, è anche rara la qualità di adeguare i propri mezzi espressivi e le proprie inclinazioni al mutare delle condizioni fisiche in cui queste si realizzano. Se la ricerca è condotta con equilibrio, curiosità musicale e giusta disinvoltura può però realizzare una trasformazione che nulla toglie al passato ed anzi gli aggiunge certe pagine laterali del repertorio, certi oggetti dimenticati e qualche volta a torto svalutati.
Così, almeno nella percezione di questo disco, pare configurarsi la scelta di William Matteuzzi. Il tenore, dopo essere stato un paladino della Rossini Renaissance degli anni Ottanta, è oggi un affermato didatta ma da sempre si segnala attento cultore del raro, del fine, del poco scontato. Infrequente esempio di interprete in cui al virtuosismo si accompagni una vera sensibilità musicale, Matteuzzi torna al suo pubblico con un recital dedicato al Tosti francese dal titolo L’Extase. Una scelta interessante anche sotto il profilo storico, che restituisce all’ascolto numeri poco frequentati, inclusi in una raccolta di sessantasei romanze pubblicate tra il 1877 e il 1910 e afferenti a due generi diversi: la più elegiaca mélodie e la chanson à la page, di schietto stile Liberty. Canzoni, dunque, che qui diventano piccoli pezzi di colore e costituiranno il cordone ombelicale per tutta la chanson parigina del Novecento.
Storie in miniatura, racconti brevi a diverse temperature emozionali, frutto di penne modaiole o preziose. Una delle molte eccezioni di questo repertorio sono infatti le liriche, che recano anche firme illustri (da Victor Hugo, Alfred de Musset, Théophile Gautier e Paul Verlaine). L’altra è l’eleganza di questo Tosti più europeo, che adegua la penna al gusto – anche linguistico – delle grandi élites. Brillante e sagace homme du monde, che in giovinezza aveva fatto fortuna grazie alla facilità della vena e ad una gradevole voce tenorile, il Tosti riproposto da Matteuzzi non è soltanto il compositore e maestro di canto, ma anche l’interprete che scriveva spesso a misura delle proprie capacità, il giovane bon vivant da interno borghese: furbo, talentuoso, azzimato. Il CD L’extase è del resto un affresco del teatro quotidiano che si poteva consumare in un salotto metropolitano dell’Ottocento col suo repertorio di addii, carezze, svenimenti, pianti, estasi.
William Matteuzzi trasforma con leggerezza sagace quei numeri in un piccolo caleidoscopio di possibilità espressive: c’è l’ironia brillante de Le Fille de Cadix, l’ammiccamento un po’ canaille di Au temps du Grand Roi, la disperazione fonda di Novembre. Il tutto ironico, volutamente svenevole a volte, sinceramente trasognato altre, sempre charmant. È il caso del brano che dà il titolo al CD, L’Extase, che consente a Matteuzzi di sbiancare le note tenute producendo nuove trasparenze, aumentando la sua già ampia tavolozza espressiva. Domina l’attenzione al nitore del testo, con pronuncia meditata e la compattezza di fraseggio che è da sempre pregio del suo canto.
La presenza di Ayako Kotani al pianoforte è insieme solida e discreta: sostiene la linea vocale lasciando briglia sciolta all’amusement della voce. Illuminanti le note introduttive di Davide Annachini, che restituiscono un sottile ritratto musicale della società umbertina. L’eleganza del prodotto è resa appena opaca da una qualità di registrazione discontinua.
Francesco Paolo Tosti, “L’Extase”, French Songs. William Matteuzzi, Ayako Kotani. Bongiovanni
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