La pianista venezuelana ospite dell’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma: in programma pagine di repertorio e cinque improvvisazioni, anche su temi proposti dal pubblico
di Daniela Gangale
ÈSTATA l’Istituzione Universitaria dei Concerti ad aggiudicarsi martedì sera il debutto romano della pianista venezuelana Gabriela Montero, protagonista di una serata lunga e varia che ha profondamente coinvolto il fedelissimo pubblico dell’Università. Il programma proponeva due parti sensibilmente diverse: nella prima erano previsti due grandi classici del pianismo romantico, gli Intermezzi op. 117 di Brahms e la Fantasia op.17 di Schumann; nella seconda invece il pubblico ha potuto ascoltare cinque improvvisazioni estemporanee.
Musicista di indubbio charme e carisma, Montero ha mostrato sin dalle prime note le qualità del suo pianismo: un suono di grande volume, intenso e pieno ma anche intimo e quasi trasognato a tratti, di estrema chiarezza e precisione anche nei momenti virtuosistici. Sia in Brahms che in Schumann sono prevalsi tempi ampi, quasi dilatati, un fraseggiare imponente, quasi che tutto passasse al vaglio di una lente interiore capace di rendere la musica nitida e corposa al tempo stesso. Leggermente curva sulla tastiera, la pianista resta estremamente tranquilla nel suonare, senza atteggiamenti divistici o movimenti scomposti; e tale è anche la sua interpretazione, schietta, decisa, capace di andare alla sostanza della musica. Si ha quasi l’impressione che Montero proponga al pubblico Gabriela, ossia se stessa, in totale autenticità; e questo resta forse (se proprio vogliamo trovarne uno) un limite, laddove risalta più la personalità dell’interprete che quella del compositore eseguito.
L’esuberante talento musicale di Montero si è compiutamente espresso nella seconda parte della serata, quella dedicata all’improvvisazione. Microfono alla mano, con voce dolce e accattivante, la pianista ha spiegato che l’improvvisazione è sempre stata per lei un modo naturale di esprimere la propria fantasia e i propri sentimenti; ha poi detto che avrebbe offerto cinque improvvisazioni: tre su temi musicali proposti dal pubblico, una su un concetto astratto, un’idea o un sentimento sempre suggerito dal pubblico e una dedicata alla sua patria, il Venezuela. Il “gioco” ha entusiasmato la platea che ha proposto l’Amen di Dresda, utilizzato anche da Wagner nel Parsifal, la canzone partigiana Bella ciao e il verdiano «Va, pensiero», mentre l’idea suggerita è stata la pace. Nelle cinque improvvisazioni Montero ha mostrato altrettante sfaccettature della sua personalità di musicista, utilizzando stilemi classici per lavorare intorno ai temi proposti e incantando gli ascoltatori con la freschezza e la spontaneità della musica appena nata; particolarmente toccante è stato il momento dedicato al Venezuela, della cui situazione politica Montero ha voluto ricordare la durezza, dando il suo contributo di artista alla sensibilizzazione intorno ai problemi che affliggono questo martoriato paese. Il «Va, pensiero» finale ha infine stupito il pubblico con una curiosa sterzata verso altri mondi che Verdi: dal clavicembalismo alla Scarlatti al tango dall’allure sudamericana.
Recital di Gabriela Montero – IUC, Istituzione Universitaria dei Concerti | 11 marzo 2014, Roma, Aula Magna Sapienza
© Riproduzione riservata