
Si è conclusa la decima edizione la rassegna torinese Rai nuova musica dell’OSNRai
di Luciana Galliano
CON UN FORMATO ormai felicemente consolidato, il 20, 24 febbraio e il 1 marzo si sono tenuti i tre concerti di Rai Nuova Musica, manifestazione dell’OSN che festeggia quest’anno le dieci edizioni. “The future sound of classic” è il titolo della manifestazione, e sul programma la figura di un direttore d’orchestra con cuffie auricolari esplicita il progetto: attirare alla nuova musica i ragazzi, che si appassionano per i concerti di un quartetto come il Kronos, o per i brani di Zappa diretti da Boulez ma in generale ignorano la interessante e ricca scena della musica contemporanea. Il formato prevede che all’ingresso e nell’intervallo, nel foyer, musicisti della scena giovanile propongano le loro elaborazioni elettroniche anche rimaneggiando materiali dal concerto: si dice live set e rework, a cura di Xplosiva e Club To Club Festival; si è rivelato un modo intelligente e semplice per motivare il pubblico giovanile e riavvicinare le molte musiche del contemporaneo. Ed è veramente bello sentire musica nuova nella concentrazione, partecipazione e anche entusiasmo di una sala piena di giovani.
Il primo concerto era diretto da Fabio Maestri, perfettamente a suo agio e ben seguito dall’orchestra che affronta ormai il repertorio contemporaneo con raggiunta consonanza; insieme hanno approfondito e resi manifesti i diversi contenuti, linguaggi, ethos dei brani in programma, felicemente disparati in particolare in questo fra i tre concerti. Anche per le appartenenze a generazioni lontane: Bruno Maderna capostipite della musica attuale italiana con un rilievo direi dantesco non era ancora trentenne quando scrisse. Composizione n. 1 (1948-49), che ha riscosso un caloroso successo; brano importante, meravigliosa ed estesa pagina sinfonica qui ascoltata per la prima volta nell’edizione critica a cura di Angela Ida De Benedictis – anche primo vero lavoro sinfonico di un Maderna giovane ma già signore del proprio linguaggio e di una gamma di intensissima espressione che espande in maniera impressionante l’ambito del discorso orchestrale. Distante suonava il brano in prima esecuzione assoluta del più che quarantenne Valerio Sannicandro Cori, per violino e orchestra – un brano del 2008 che avrebbe dovuto essere eseguito da tempo ma non lo è stato forse per problemi legati alla complessità: l’orchestra è divisa in due sezioni perfettamente a specchio che si passano una voce come sospesa in questo brano leggero, pieno d’aria e di colori tenui; veloci arpeggi producono un gioco fra i 2 “cori”, come cori battenti di noniana memoria, stratificandosi in colori ed echi in continuo movimento, dalla contemplazione di un lontano orizzonte a improvvise scosse di una drammaticità sempre però rappresa, come latente. Il violino solista è il vertice dei due luoghi sonori orchestrali, in una quantità di riflessi; Francesco D’Orazio al violino lavora su questi suoni e gli echi, con ottimi risultati. Vivente Ivan Vandor, di una decina d’anni più giovane di Maderna, è anch’egli un grande vecchio della musica contemporanea, di originalità più imparentata con i linguaggi del mondo; ci ha offerto con Offrande (scritto originariamente del 1993 su suggestione di Sinopoli, era la prima esecuzione della versione riveduta 2013) un brano di grande scrittura, stranamente espressionista, teso e carico di pathos in impasti orchestrali cerulei grazie ad un uso peculiare dei fiati, accorpati nei lunghi e frequenti fraseggi discorsivi, consequenziali a piena orchestra e incombenti come nuvoloni di tempesta.
Il breve e vivace …Je vous en Prix (2013) di Michele Tadini apriva il concerto con il noto ed efficace linguaggio di sorprese timbriche e ritmiche, piccole esplosioni di armonie che meravigliano l’ascoltatore come trascinandolo in una vivace giostra; il brano, giocando sul titolo, riprendeva materiali dalla bella operina radiofonica La musica nascosta su testo di Tiziano Scarpa, che vinse il Prix Italia 2008, in una organizzazione come a passacaglia ritmata dall’ostinata pulsione delle percussioni.
Il secondo concerto ha avuto una bella realizzazione soprattutto nel foyer, che invece è sembrato abbastanza statico e francamente noioso nel terzo. In cui invece ha brillato e ottenuto un caloroso successo il brano in prima esecuzione di Francesco Filidei Ogni gesto d’amore, concerto per violoncello e orchestra originariamente composto nel 2009 e poi profondamente rivistonel 2013. La ricerca di Filidei si incentra sul rumore, e al di là dello stupore per suoni davvero inediti (lo sparo di una pistola, il girare le pagine di partitura tutti insieme) il brano dispiega delle soluzioni timbriche ricche di fantasia e di poesia, e la grande partitura (26′) procede con rigore da una esitante proposizione ricca di vuoti ad un ampio fraseggio di raffinata e potente scrittura. Il solista Francesco Dillon ha perfettamente tenuto la tensione di una parte pochissimo virtuosistica dal punto di vista melodico ma veramente ardua nelle timbriche richieste, ed è stato parte importante della riuscita di questo complesso e bellissimo brano. Il rigore di Beat Furrer in Phaos è sembrato al confronto estremamente teutonico, ed estenuato il diverso rigore di uno Sciarrino d’annata, Soffio e forma del 1995, in cui l’impalpabile sonoro è rotto da colpi di pistola, dall’esito quanto mai lontano dallo stesso effetto in Filidei. Il direttore Marco Angius è stato, alle prese con brani di tale complessità, di una precisione direi eroica e generosa, e così l’orchestra. All’anno prossimo!
Orchestra Sinfonica Nazionale Rai – Rai Nuova Musica 2014 | 20 febbraio – 1 marzo 2014 · Luciana Galliano
© Riproduzione riservata