A Fiesole duplice omaggio: nel nome del grande compositore e pianista ottocentesco e dell’interprete italiana si svolgerà un intero ciclo di concerti. Inaugurazione domani con Alessandro Marangoni
di Michele Manzotti
Un ciclo intero di concerti dedicato a un compositore, Muzio Clementi, e a una pianista di esperienza vasta come Maria Tipo. Questa l’iniziativa che partirà domenica 31 gennaio alle 11 con il concerto di Alessandro Marangoni alla Scuola di musica di Fiesole. Una rassegna che durerà fino a maggio incentrata su un autore che Maria Tipo ha coltivato nella sua lunga attività concertistica.
Muzio Clementi non è naturalmente solo il Gradus. Secondo lei, quale elemento di attualità ha la sua musica?
La musica di Clementi è degna di chiamarsi tale con la maiuscola: intelligente, piena di sentimento, fantasiosa, carica di energia positiva ed emozioni purissime. Compreso il Gradus ad Parnassum, che gode di pessima stampa a causa dell’infelice selezione proposta negli anni ’20 per gli esami del conservatorio, mentre invece si tratta di un’opera completa e multiforme, dove il virtuosismo riguarda solo una minima parte, e prevale la scelta di pezzi polifonici, d’ispirazione preromantica».
Lei è stata molto impegnata nella didattica. Quanto questo aspetto ha completato la sua carriera concertistica?
Sono due aspetti diversi della stessa personalità di un’artista. La mia carriera concertistica è cominciata prestissimo, ed ha preceduto l’attività didattica. Quando questa si è aggiunta, si è trattato di un impegno gravoso, ma sono stata felice di insegnare perché ritengo che anche la passione didattica sia un talento, un dono da coltivare, oltre che un dovere per essere vicini ai giovani nel loro sviluppo».
Proprio a Firenze lei è stata presente al Premio Crescendo organizzato dall’Agimus. Cosa prova a vedere i giovani impegnati ad affrontare un repertorio affascinante, ma anche il sogno di una carriera che oggi non è semplice affrontare?
Mi commuove la loro passione per la musica. Sono molto coinvolta emotivamente quando mi trovo in giuria, ed ascolto con la massima attenzione tutti i candidati, prendendo continuamente appunti per avere tutti gli elementi di giudizio. Credo che sia importante incoraggiare i ragazzi in questo impegno, però sono certa che solo coloro che hanno un grande talento musicale possano aspirare ad un’attività concertistica, ed è quindi un dovere morale non coltivare illusioni».
Lo studio è ancora una parte importante della sua giornata? E quali musiche ama suonare?
Devo deluderla, perché da quando ho deciso di non dare più concerti ho anche smesso di studiare. D’altra parte ho suonato tanto, nella mia vita, ed ora preferisco finalmente ascoltare. Non ho mai amato suonare per me stessa, l’ho fatto sempre solo per gli ascoltatori, per trasmettere loro le emozioni di questa grande musica, che ha bisogno degli interpreti per arrivare al cuore del pubblico».
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