di Stefano Cascioli
Il saggio di Piero Rattalino, Specchio del tempo. La variazione per pianoforte, getta uno sguardo del tutto singolare su uno dei generi più importanti della letteratura pianistica. Pubblicato da ETS nella collana Parlando di musica (diretta da Maurizio Baglini e Giampiero Semeraro), il libro ripropone le lezioni introduttive, tenute dallo stesso Rattalino, ad una serie di sei concerti, organizzati dal Teatro Verdi di Pordenone durante la stagione 2014 – 2015 ed interamente dedicati ad opere pianistiche scritte in forma di variazione. I concerti sono confluiti come testimonianza della rassegna in due cd allegati al libro.
Dalle Goldberg di Bach alle Rachmaninov – Corelli, passando per le Diabelli di Beethoven, le Serieuses di Mendelssohn e le Händel di Brahms, sino ad arrivare all’op. 27 di Weber, Rattalino sceglie alcuni tra gli esempi più significativi del genere, cercando un filo conduttore che possa sia collegare le opere all’interno della singola serata, sia mantenere unitario l’intero ciclo dei concerti, suddiviso non solo per periodi storici, ma anche per “correnti artistiche”. Come lo stesso Rattalino scrive nella prefazione, quella che intende presentare non è “la variazione dilettevole della fine del Settecento, né la variazione brillante dei primi dell’Ottocento, ma la variazione come occasione per far rivivere il passato e per confrontarlo con il presente”.
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Con questa premessa, i brani proposti conferiscono ai concerti una visione di ampio respiro, nel contempo alcune scelte dei programmi appaiono affascinanti, ma anche inconsuete. Alle opere più famose, infatti, si accostano rare esecuzioni di Reger (Berceuse op. 143 n. 12 e Variazioni e Fuga su tema di Telemann op. 134) e Paul Dukas (Variazioni, Interludio e Finale su un tema di Rameau).
Nella stesura del libro, l’autore ha mantenuto il linguaggio colloquiale e spontaneo utilizzato sul palcoscenico, motivo per cui la lettura scorre piacevolmente. Oltre al lessico, anche nella presentazione delle opere Rattalino non si pone con tono distaccato, ma anzi cerca di coinvolgere appieno il pubblico, raccontando i fatti storici con apparente semplicità. Termini nozionistici come “contrappunto”, “battuta”, passacaglia”, canone” e “cantus firmus” vengono spiegati senza troppe complessità alla platea, che non è mai fatta (per fortuna!) di soli musicisti esperti. Gli stessi compositori vengono introdotti con simpatia, l’autore ne cita gli aspetti biografici e stilistici più rilevanti, talvolta parlando di vicende personali e aneddoti che attirano sempre l’uditorio.
Quello che ci presenta Rattalino è un vero e proprio viaggio: un viaggio nella storia della musica, ma anche un viaggio dell’animo, delle emozioni che l’ascolto suscita in ognuno di noi. È per questo che Rattalino, al termine delle lezioni, spesso invitava il pubblico ad immaginare qualcosa che trascendesse il suono, scene di vita quotidiana, ricordi personali, piuttosto che parallelismi con altre espressioni artistiche (la comparazione tra le Diabelli e il Seppellimento del conte di Orgaz di El Greco, suggerita dal celebre critico, è davvero qualcosa di trascendentale ed evocativo).
Nonostante la genuinità dell’approccio stilistico, questo non si può definire un libro per principianti. Gli opportuni riferimenti storici, uniti ad un’approfondita analisi della Weltanschaung delle varie epoche, offrono numerosi spunti di riflessione anche ai lettori più esperti.
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