Violinista, manager, autori di saggi e di trasmissioni radiofoniche, vincitore di premi di ricerca, direttore artistico della stagione di musica britannica “The Spirit of British Music” di Roma, e davvero molto altro
È impressionante la determinazione e la passione che il giovanissimo romano Paolo Petrocelli porta con sè. Nel 2008 un estratto della sua tesi di laurea venne pubblicato in forma di saggio sulla Nuova Rivista Musicale Italiana. Da poche settimane è vincitore del prestigioso premio di ricerca “Beinecke Library Visiting Fellowship”, istituito dalla Beinecke Rare Book & Manuscript Library dell’Università di Yale. Ogni anno la Library consegna dei premi di ricerca a circa 20 ricercatori di qualsiasi disciplina provenienti da tutto il mondo, per studiare i manoscritti da loro conservati. E Petrocelli è stato scelto. Anche in virtù dell’importante lavoro di approfondimento che da anni sta svolgendo sul compositore William Walton (“The resonance of a small voice. William Walton and the Violin Concerto in England, between 1900 and 1940″, Cambridge Scholar Publishing)
Dopo il libro The resonance of a small voice dedicato ad alcuni aspetti strumentali del concerto per violino di William Walton, continuerà il tuo lavoro sul compositore inglese con un altro saggio dedicato alle sinfonie ed ai concerti. Dove nasce l’interesse per questo repertorio, in Italia così poco presente?
La mia attività di ricerca sulla musica di William Walton ha avuto inizio con i primi anni di studio all’Università Sapienza di Roma. Terminato il liceo classico, ormai vicino al conseguimento del diploma in violino presso il Conservatorio di Santa Cecilia, decisi infatti di integrare la mia formazione musicale con un percorso di studi universitari di carattere musicologico. Alla base di questa decisione, la mia forte volontà di sviluppare una più concreta consapevolezza e conoscenza della teoria e della storia della musica, a supporto della mia preparazione strumentale. Alla Sapienza ho avuto la fortuna d’incontrare professori e ricercatori estremamente preparati, che mi hanno saputo avvicinare con metodo e passione ad uno studio della musica in parte diverso da quello a cui ero stato fin allora abituato in conservatorio. Tra tutti, Philip Gossett, musicologo di fama internazionale, tra i più autorevoli studiosi delle opere di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi, con il quale nel 2006 ho avuto il piacere di lavorare alla scrittura della mia tesi di laurea dedicata a William Walton e lo studio della forma del concerto per violino e orchestra durante la prima metà del Novecento. E’ proprio dall’ascolto del concerto per violino di Walton che nacque il mio grande amore per la musica britannica. Il fascino legato alla storia di questa composizione mi sedusse fin da subito!
Come si è svolto il lavoro di ricerca su Walton?
Parte delle mie ricerche finalizzate alla scrittura della tesi furono svolte all’epoca presso l’abitazione storica del compositore, I Giardini La Mortella a Ischia. Qui incontrai la moglie Lady Susana Walton, una persona di straordinaria umanità, vivacissima, piena d’energia. La Signora, assieme alla Fondazione William Walton ed il William Walton Trust dall’Inghilterra, mi furono estremamente vicini, incoraggiando la mia attività e sostenendo il mio lavoro con un premio di ricerca. In quel periodo realizzai anche la produzione di un video- documentario sulla storia del concerto per violino di Walton, con interviste alla stessa Lady Susana, al compositore Hans Werner Henze (stretto amico di Walton) e a Salvatore Accardo (unico interprete italiano ad aver inciso il concerto di Walton). Dopo la laurea a Roma fui poi ammesso ai master programs presso la London City University e la Royal Holloway University, per proseguire i miei studi sulla musica britannica.
Lavoro di ricerca che, per il tuo prossimo saggio, non è ancora concluso…
Nel marzo del 2012 trascorrerò un mese a Yale per studiare alcuni manoscritti originali di William Walton. Il progetto che ho proposto s’intitola “William Walton Symphonies and Concertos Beinecke Manuscripts”. La mia ricerca musicologica si concentrerà quindi sulle sinfonie ed i concerti. Inoltre durante la mia permanenza collaborerò con il direttore inglese William Boughton e la New Haven Symphony Orchestra, partecipando alla realizzazione di alcuni concerti programmati proprio per il mese di marzo all’interno del William Walton Project.
La tua attività musicale è molto trasversale, cosa che considero un valore aggiunto. Mi pare che però in Italia, che è il paese delle divisioni e delle tifoserie, (o Muti o Abbado, o Coppi o Bartali) spesso questa trasversalità non sia vista sempre in modo positivo.
Per me è sempre stato del tutto naturale muovermi in maniera trasversale all’interno del “mondo musica”. Trovato il proprio ambito d’azione, credo la cosa giusta da fare sia misurare il più possibile le proprie capacità con sempre nuove esperienze e traguardi ambiziosi. La trasversalità, qualora ricercata in maniera confusa ed inconsapevole, è il più delle volte da intendersi come sinonimo di pressapochismo ed incapacità di focalizzazione e massima realizzazione in una determinata attività. Questo penso valga in Italia, così come in qualsiasi altro paese del mondo! Sono altresì convinto che l’essere trasversali in un determinato settore possa rappresentare un valore aggiunto chiaramente positivo, qualora ci sia modo e capacità di convogliare al meglio le diverse esperienze e professionalità acquisite verso un chiaro e definito percorso artistico/lavorativo. Personalmente, in quella che è la mia principale attività di manager artistico, mi sento di canalizzare e mettere a frutto giorno dopo giorno la mia “trasversalità”: la formazione conservatoriale da violinista, quella universitaria da musicologo, le esperienze di concerto e tournée in qualità di orchestrale e componente di una band, l’attività di giornalista musicale per la carta stampata e la radio, così come l’aver realizzato un disco ed aver scritto un libro, mi permettono oggi di svolgere il mio lavoro di manager ed organizzatore nel campo della musica con una più profonda consapevolezza e passione.
Qual’è la situazione del mercato musicale, vista con gli occhi di un giovanissimo?
Tutti i mercati del lavoro, compreso quello legato al mondo dell’arte e della cultura, stanno attraversando in questi anni un momento di profonda trasformazione e riorganizzazione. Nuovi ruoli e figure professionali cominciamo sempre più ad emergere ed inserirsi all’interno dei luoghi di lavoro. Noi giovani dobbiamo comprendere le regole di questo rinnovamento strutturale ed aver chiaro quanto sempre più sia necessaria in qualsiasi settore la capacità di adattamento e l’abilità a svolgere più ruoli e funzioni. Si può vivere lavorando per la cultura. Si può vivere lavorando per la musica. Bisogna solo cercare la propria strada con grande onestà e dignità. Una volta trovata la si deve però percorrere con il massimo impegno, a testa alta.
Simeone Pozzini