Dal 2 ottobre al 17 novembre 2011 il festival di Milano Musica propone concerti, incontri, una giornata di studi, proiezioni di film. Nel nome del compositore tedesco, ma non solo
FORSE NESSUNO SI ASPETTAVA così tanta generosità da parte di Helmut Lachenmann, questa mattina alla conferenza stampa di presentazione del Festival di Milano Musica. Quando il compositore tedesco (uno dei più importanti nel panorama contemporaneo) ha preso parola dopo le introduzioni di rito (Ralph Fassey, Andrea Pestalozza e Gastón Fournier-Facio che cita Gramsci:”Quando si parla di un nuovo linguaggio si sta parlando di storia”) è stato per quasi un’ora tutto un fluire di comunicazione appassionata, un regalo inconsapevole per festeggiare il ventesimo anno di attività dell’importante festival milanese. È stato il compositore Alessandro Melchiorre a stimolare il confronto con Lachenmann, poiché tra addetti ai lavori si parla una lingua comune.

Via subito tutti gli atteggiamenti dogmatici. Questa è musica, non rumore. Lachenmann lo sottolinea, e vuole che la sua musica sia capita. Poiché la riflessione che sta alla base della sua concezione sonora parte sì dalla musica concreta di Pierre Schaeffer (che coniò anche il termine), ma va ben oltre: si spinge fin dove è possibile l’indagine e l’organizzazione del suono prodotto nell’atto del fare musica. Cosa c’è tra il momento nel quale il violoncellista tira l’arco e quando esce la nota? Insomma, si è parlato di musica, musica nei dettagli, e Lachenmann -schietto, stravagante, profondo, umile- ha portato la discussione nel vivo della materia. Lo sa benissimo che la sua poetica è spesso oggetto di interpretazioni sbagliate, anche da parte dei musicisti: “Ogni tanto qualcuno viene da me dicendo che ha trovato un suono nuovo“. Tutto sbagliato, non è questo il senso. Così come non sopporta che si dica, soprattutto da parte dei giovani compositori, la frase alla Lachenmann per indicare la presenza di suono materico nella loro musica.
Ma ci sarà un intero festival per chi vorrà conoscere le sue opere, accostate naturalmente ad altri capolavori e a molte prime esecuzioni di compositori italiani di casa Suvini Zerboni e Ricordi. I numeri, anche in tempo di crisi, sono interessanti: dieci concerti (tre con orchestra, ensemble, solisti, elettronica), una giornata di studi, dieci tra conferenze, concerti, presentazioni, proiezioni di film, sei prime assolute, quattro prime in Italia, cinque prime a Milano.