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Per carità, meglio tanto (e comunque non è mai troppo) che niente. Ma c’è un periodo dell’anno musicale in cui è bene possedere il dono dell’ubiquità. Ora sei qui, a vedere il quartetto Prometeo e allo stesso tempo ti trovi o ti vorresti trovare là, ad assaporare le ultime di Helmut Lachenmann.
O nella migliore delle ipotesi, un giorno sei stato da una parte e il giorno dopo sei in un’altra – magari in una città vicina – ma poi lavori, hai famiglia, non ce la fai perché di mestiere non giri festival, oppure puoi scegliere una cosa e basta, e per diverse ragioni – non ultima quella economica; una certa quantità di euro questo mese li devi destinare ad altro.
In una manciata di settimane, si resta in ballo un paio di mesi in tutto, solo nel triangolo Milano-Venezia-Torino le proposte per chi è appassionato di musica contemporanea e dintorni è abbondante, forse eccessiva. Per non far nomi: MiTo e Milano-Musica, una kermesse dopo l’altra a Milano, e la Biennale a Venezia in zona: (tralasciando altre manifestazioni), pacchetto andata e ritorno colazione inclusa. Questo ragionamento non per dire che bisognerebbe ridurre, per carità; semmai per sostenere che gli appuntamenti in questione si potrebbero “spalmare” diversamente nel tempo, tre blocchi, per avere più attenzione. Suggerimento da monsieur de la Palisse: una programmazione lasciarla lì dove è all’inizio dell’autunno, l’altra al termine dei mesi invernali e l’ultima all’inizio dell’estate. Il dibattito è aperto… problemi a parte da risolvere… Magari ci sono gli sponsor che preferiscono il modello in essere, oppure il pubblico vuole “abboffarsi” in sol colpo e poi mettersi a dieta; o chissà… è sempre stato così e sempre sarà.
Ah, a proposito: un piccolo e innocente messaggio per finire, destinatario chi tiene i cordoni della borsa, sia nel pubblico sia nel privato. Grazie per i fondi che avete dato, date e darete – anche se si sa che il Fus ha fatto piangere non pochi (o sono le solite litanie?); non dimenticate però che oltre ai “Golia” della cultura musicale – i mega festival – ci sono anche i “Davide” : ovvero i giovani, che spesso sono portatori di progetti, idee ed energie che vengono non realizzate o mortificate. Pena: la “fuga dei cervelli”all’estero…
Qualcuno dirà: e chi lo dice? Le solite cose trite e ri-trite? È l’inno al disfattismo? Beh, a dirlo per ultimo in ordine di tempo è stato nientemeno che il compositore Giorgio Battistelli (su “Repubblica” in data 1 ottobre 2011), che ha organizzato a Firenze la rassegna “Play.it” (dal 6 all’8 ottobre) interamente dedicata agli autori italiani: “In Italia – ha dichiarato –di musica non si riesce più a vivere, per questo siamo sempre di meno”. E’ come diceva Connor Mac Leod, il protagonista del film “Highlander” interpretato dall’attore Christopher Lambert: “Alla fine ne rimarrà uno solo…”.
Luca Pavanel
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