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L’opera di Donizetti in programma a Firenze dove mancava dall’Ottocento
di Michele Manzotti
È uno dei capolavori del belcanto italiano, con le voci protagoniste assolute. E’ anche la prima della “trilogia delle regine”, le tre opere che Gaetano Donizetti dedicò alla vicenda storica dei Tudor, precedendo Maria Stuarda e Roberto Devereux. Anna Bolena, composta dal musicista bergamasco nel 1830 su libretto di Felice Romani ed eseguita per la prima volta al teatro Carcano, manca da Firenze dal XIX secolo quando fu allestita al teatro alla Pergola nel 1832 e 1870 e al Pagliano (l’odierno Verdi) nel 1871. Sono passati più di cento anni perché, come ha sottolineato il direttore artistico del teatro del Maggio fiorentino Paolo Arcà, si arrivasse alla giusta congiunzione astrale per la riproposta. Una combinazione che riguarda innanzitutto un cast di voci di primo piano (a partire dalla primadonna, Mariella Devia), un direttore di grande esperienza come Roberto Abbado e un regista di livello come Graham Vick, le cui indicazioni sono riprese da Stefano Trespidi. Anna Bolena sarà dunque in scena al teatro del Maggio il 15 marzo alle 20,30 con repliche il 18 (ore 15,30), il 21 (ore 20,30), il 24 (ore 18). Si tratta di un allestimento già proposto a Verona e Trieste e ripreso poi a Palermo, ottimizzando i costi grazie alla collaborazione tra teatri.
Venendo al tema dell’opera, Anna Bolena è un intreccio di intrighi tra amori, complotti, tradimento, esilii e condanne a morte. Inoltre il matrimonio tra Enrico VIII e la donna fu il motivo dello scisma tra Chiesa di Roma e d’Inghilterra dato che il sovrano aveva ripudiato Caterina d’Aragona. «È una vicenda che inizia dalla fine — spiega il soprano Mariella Devia, una delle massime esponenti del belcanto internazionale — ovvero da quando Anna Bolena sente di andare incontro alla fine. Non ha dato il figlio maschio al re e deve combattere con l’interesse di Enrico VIII per un’altra donna. Nonostante non sia un personaggio che può essere considerato positivo, nella sua richiesta di perdono ritrova tutta la sua umanità». La rivale di Anna Bolena è Giovanna Seymour, interpretata da Sonia Ganassi, un’altra specialista del repertorio belcantistico a partire da Rossini: «Il ruolo ha una tessitura molto particolare. Infatti è destinato a un mezzosoprano, ma ha figurazioni molto ardite rispetto a quelle previste per questo registro. In alcuni momenti ci sono note più acute di quelle del soprano». Anche il ruolo maschile protagonista, quello di Enrico VIII, è molto impegnativo. «È un personaggio — aggiunge Roberto Scandiuzzi — che ho interpretato molte volte specialmente all’estero da Monaco di Baviera a San Francisco. A lui Donizetti affida un registro di basso-baritono che deve dimostrare grande agilità». E c’è un aspetto sottolineato dai tre cantanti: quello della valorizzazione del testo italiano del libretto con l’interpretazione che deve tenere conto e dare il giusto peso a ogni parola.
Trespidi ha voluto rispettare alla lettera le indicazioni di Graham Vick: «È un regista — spiega — di grande competenza anche perché conosce molto bene la musica. Il suo allestimento (aiutato da scene e costumi tradizionali e moderni al tempo stesso) ha il pregio di porre sempre la voce in primo piano. Inoltre presenta un grande dinamismo dato che una stessa scena non rimane fissa per più di dieci minuti». L’opera sarà presentata in una versione dove molte delle parti tagliate da vari esecutori dopo il 1830 sono state ripristinate. Una lettura quasi integrale dunque per un classico da riscoprire.