Curiosità • L’istituzione statunitense non può soddisfare la richiesta del regista Jay Scheib di ottanta figuranti nudi nell’allestimento dell’opera Powder her face del compositore Thomas Adès. Per problemi di spazio. Chi ha i soldi non ha il palcoscenico
di Ilaria Badino
In tempo di crisi, si sa, l’opera viene lasciata in mutande. Anzi, meno che in mutande. Addirittura: pure chi doveva rimanere in costume adamitico è stato rispedito a casa. È ciò che è successo alla New York City Opera, presso la quale si sta allestendo il contemporaneissimo titolo Powder her face del poco più che quarantenne Thomas Adès. Non tanto per ristrettezze di budget quanto per problemi da sovraffollamento di palcoscenico, la seconda istituzione operistica della Grande Mela s’è ritrovata a ridimensionare la richiesta del regista Jay Scheib di poter disporre di ottantotto figuranti (numero preciso degli amanti attribuiti alla protagonista – realmente esistita in tutte le sue nobiltà e ninfomania – Margaret Campbell, duchessa di Argyll) che avrebbero dovuto sfilare nudi. Alla première della produzione di venerdì presso la Brooklyn Academy of Music, dunque, gli spettatori si dovranno accontentare di “sole” venticinque comparse senza veli. Ma, come con arguzia commenta ufficialmente una pasionaria, un paio di manciate di ragazzi qualunque, benché se come mamma li ha fatti, poco potranno contro un pur quasi casto petto scoperto di Jonas Kaufmann, il quale la stessa sera debutterà nella parte del titolo in un nuovo allestimento di Parsifal al Metropolitan.
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