Tra circa un anno l’apertura della nuova Istituzione per l’alta formazione voluta dal direttore d’orchestra e nata in seno alla West-Eastern Divan Orchestra. Il quotidiano Die Welt ne contesta il costo, in gran parte sostenuto dal Ministero della Cultura
di Maria Severini
LA BACCHETTA DI DANIEL BARENBOIM dirigerà il 4 aprile la West-Eastern Divan Orchestra alla berlinese Philharmonie, in programma opere di Debussy, Ravel e Boulez. Il ‘ritorno’ a Berlino di Barenboim, dopo la conclusione del suo incarico al Teatro alla Scala, è l’occasione per fare il punto della situazione sull’Accademia fortemente voluta dal direttore d’orchestra, operazione che negli scorsi mesi ha suscitato delle polemiche nella politica culturale berlinese e che tra circa un anno sarà operativa.
Da tempo era noto il desiderio di Barenboim di fondare un’Accademia per la “sua” West-Eastern Divan Orchestra, offrendo tramite borse di studio una preparazione umanistica e musicale di altissimo livello a giovani musicisti del Vicino Oriente. Nel maggio scorso, tra qualche polemica, è stato ufficializzato l’avvio dei lavori: l’Accademia aprirà le sue porte nel 2016.
La fondazione di questa orchestra da parte di Edward Said e dello stesso Barenboim risale al 1999, quando a Weimar lo scrittore palestinese e il direttore israeliano vollero dimostrare come, facendo musica, fosse possibile offrire un modello di convivenza tra popoli da sempre in conflitto. Nacque così un’orchestra composta da giovani musicisti provenienti da Israele, Palestina e altri paesi arabi. Un esperimento coraggioso, che riuscì a sopravvivere nel tempo, superando reticenze e difficoltà, non ultima la morte improvvisa dello studioso Said nel 2003.
Approfittando dei lavori in corso per la nuova sede della Staatsoper, ancora ospitata allo Schiller Theater, si è deciso che il luogo più adatto per questa costruzione fosse esattamente dietro la futura Opera di Stato, là dove un tempo trovavano spazio i suoi vecchi magazzini, nella centralissima Französische Straße.
Nello spazio a disposizione si costruiranno ventuno sale prove, un grande Foyer con un Café e, fiore all’occhiello, un enorme Auditorium con seicentoventi posti, dedicato a Pierre Boulez. Il progetto della sala è stato affidato all’architetto canadese Frank Gehry, stretto amico di Barenboim, già conosciuto a Berlino per aver messo la firma sull’edificio della DZ Bank nella Pariser Platz, a pochi minuti dalla celebre piazza di Potsdamer. Gehry è anche impegnato nella costruzione ad Alexander Platz di quello che pare sarà il grattacielo più alto di tutta la Germania. Insomma un nome noto. Dell’acustica si occuperà il giapponese Yasuhisa Toyota, conosciuto internazionalmente per le sue capacità nello studio della propagazione del suono.
Questo progetto, seppur nobile negli intenti, ha però portato qualche malumore e qualche diffidenza. Soprattutto per questioni economiche. La città di Berlino ha deciso di concedere l’uso dell’edificio che ospiterà l’Accademia di Barenboim per novantanove anni, con un affitto simbolico di un euro per annualità. Il costo dell’operazione sarà di 33,7 milioni di euro, dei quali più della metà, venti milioni per l’esattezza, verranno donati dal Ministero per la Cultura. La parte rimanente sarà recuperata dal Direttore attraverso donazioni di privati. È ancora un’incognita come la scuola si manterrà: per il suo funzionamento (tra stipendi, borse di studio e spese pratiche) occorrerebbero come minimo 5 milioni di euro l’anno, che Barenboim conta ancora di ottenere da donazioni e ulteriori sovvenzioni statali. La Ministra della Cultura Monika Grütters ha giustificato il supporto statale lodando l’iniziativa in quanto «contributo della Germania per un progetto di pace nel Vicino Oriente».
In molti si chiedono se l’avvio di un ulteriore scuola di formazione musicale sia veramente necessario, soprattutto perché la capitale tedesca dispone di due altri centri per l’alta formazione artistica: l’Universität der Kunst e la Hanns Eisler Musikhochschule, che tra l’altro si trova a pochi passi dalla futura accademia.
Tra i ‘detrattori’ dell’operazione il quotidiano Die Welt, che sostiene la possibilità di utilizzare ad un prezzo sicuramente ridotto altre sale berlinesi rispetto alla costruzione di un nuovo Auditorium. Tra i possibili luoghi sostitutivi la Kammermusiksaal della Philharmonie o anche la Otto-Braun-Saal con quattrocentottanta posti, nella Biblioteca di stato nell’ex Berlino Ovest.