Mit geheimnisvoll schwermütigem Ausdrück. Con un’espressione piena di mistero e malinconia. Così potrebbero essere riassunte le coordinate sonore e culturali della nuova registrazione del Duo Gazzana, in distribuzione dal diciotto novembre.
La registrazione accosta, nella consuetudine contemporanea sia delle interpreti sia dell’Ecm new series, produttrice della registrazione, compositori distanti del tempo. È quel che si fa e si deve fare per creare ponti e collegamenti di senso tra passato e presente. Ciò che è continuità e ciò che è frattura. È quel che da circa vent’anni o forse più ascoltiamo nelle registrazioni e nelle stagioni che non sono solo permeate di scissioni stilistiche: classica da una parte, il resto altrove, nelle specializzazioni.
Combinazioni di compositori invece, con l’ultra moderno vicino all’ultra classico (il Progetto Pollini era uno dei grandi fautori di questa ‘corrente’): la novità vicino alla rassicurazione uditiva. Ed ecco che in questa direzione il Duo Gazzana (Natascia Gazzana al violino e Raffaella Gazzana al pianoforte) aggiunge un tassello alla sua personale storia musicale, che negli scorsi anni lo ha visto affrontare in disco e sul palcoscenico compositori come Walton, Dallapiccola, Silvestrov, Ligeti con la prima registrazione della composizione Duo ma anche i più classici Ravel, Poulanc, Franck. In questo nuovo, interessante percorso sonoro sono accostate la Terza sonata di Grieg in una inedita versione manoscritta e la Prima sonata di Schumann alle composizioni a loro dedicate da Tõnu Kõrvits, uno dei compositori estoni più interessanti della sua generazione. Un ascolto complesso che è una immersione nelle più oscure profondità del romanticismo nordeuropeo, declinato anche nelle visionarie sonorità appunto di Kõrvits, qui presente con i Notturni del 2014 e la Stalker Suite del 2017 a loro dedicate. Di questo ed altro abbiamo brevemente parlato con la pianista Raffaella Gazzana in un incontro a Berlino.
Come è nato il concept di questa nuova registrazione?
Come avviene per i programmi dei nostri concerti, cerchiamo sempre di accostare brani del repertorio tradizionale a quelli di compositori contemporanei, come ad esempio Silvestrov– nel primo e nel secondo album – e Kõrvits con i pezzi a noi dedicati in quest’ultimo. È particolarmente interessante entrare in contatto con compositori viventi, perché non vi è tradizione, il brano è scritto per te e ne sei onorato ovviamente. È bello condividere con il compositore direttamente le emozioni di un brano che viene eseguito per la prima volta.
Come è nata quindi la collaborazione con Tõnu Kõrvits?
Qui a Berlino. Sono andata a sentire un concerto con alcune sue opere e mi sono avvicinata per congratularmi. A me e Natascia è sempre piaciuta molto la sua musica. Un paio di settimane dopo, con mia grande sorpresa, ho trovato nella cassetta della posta un plico con i Notturni, opera molto evocativa che abbiamo registrato, unitamente a una dedica dei pezzi su una bella cartolina dell’antica Tallinn.
Per voi ha scritto anche la Stalker Suite – Hommage to Andrei Tarkovsky…
Sì, nel 2017. È ispirata al film di Tarkovskij Stalker del 1979 che è stato girato proprio a Tallinn.
Come è stato lavorare insieme, cosa vi è sembrato che cercasse?
Ci è sembrato molto tranquillo. Noi eravamo piuttosto tese quando abbiamo dato la prima dei Notturni in Italia, all’Isola d‘Elba, in sua presenza. Qualche giorno prima a Firenze gli avevamo fatto sentire i brani ed eravamo nervose. Lui invece rilassatissimo e ha esclamato: «Meglio di quanto credessi!» (ride).
Parliamo delle Sonate Schumann e Grieg. Facevano già parte del vostro repertorio?
Sì. In particolare la sonata di Grieg (che tra l’altro piace moltissimo al pubblico e in molti ci chiedevano se l’avessimo già registrata). Per la sua esecuzione utilizziamo il manoscritto, che presenta delle differenze rispetto alla prima edizione Peters, sia nella parte pianistica che in quella del violino, e in particolar modo nel terzo movimento. Non sappiamo poi cosa sia accaduto tra il manoscritto e la prima stesura, se ci siano stati accordi diversi, apparentemente non documentati, forse solo verbali, visto lo stretto legame tra Grieg e l’editore Peters di Lipsia. Abbiamo comunque deciso di seguire il manoscritto. Quella di Schumann è stata una delle prime sonate che abbiamo studiato e ripreso varie volte nel tempo, soprattutto nel periodo della pandemia. L’abbiamo concepita in un altro modo rispetto a come la suonavamo prima.
Ad esempio?
Il Terzo movimento porta l’indicazione Nicht gebunden –non legato–, e viene suonato sempre molto veloce, invece c’è un tempo metronomico piuttosto lento rispetto alla foga che abitualmente si sente. È una sonata più breve e concentrata rispetto alla seconda di Schumann, ma concettualmente molto impegnativa.