di Monika Prusak
Il Teatro Massimo di Palermo riporta sul palcoscenico La traviata con la regìa di Mario Pontiggia del 2017 e già ripresa da Angelica Dettori per la Stagione Opere e Balletti del 2019. Lo spettacolo inizia con un minuto di silenzio e un caloroso applauso in onore di Biagio Conte, missionario laico noto per la sua continua “Missione di Speranza e Carità”, spentosi pochi giorni prima a causa di una grave malattia.
La traviata è uno di quei titoli che non stanca mai il pubblico palermitano, pronto a rivivere la triste vicenda degli amanti sfortunati e gli interni eleganti dei salotti parigini, riempiendo gli occhi con lo splendore dei costumi stilizzati. È anche per questo che è impensabile collocare l’azione della Traviata in un periodo storico diverso e in una scenografia troppo lontana dal libretto di Piave ispirato da Alexandre Dumas figlio. Il Massimo di Palermo registra il tutto esaurito per tutte le repliche anche questa volta, nonostante il titolo ritorni dopo soltanto due stagioni. Il silenzio in sala è quasi religioso a conferma della devozione degli spettatori verso la tanto amata creazione di Verdi.
È complice del successo la intramontabile regìa di Pontiggia, pervasa da una eleganza straordinaria, che sfrutta tutto lo spazio disponibile per realizzare una immagine fedele del periodo storico in questione. La bellezza di questa produzione si sposa perfettamente con la musica di Verdi, la completa e la mette in risalto. Accanto a Pontiggia, un’altra eccellenza per quanto riguarda la cura del dettaglio del costume teatrale, Francesco Zito, autore anche delle scene insieme ad Antonella Conte. Zito e Conte ricreano gli ambienti ispirandosi ai villini palermitani in stile Liberty, immersi nelle luci soffuse di Bruno Ciulli.
Nel ruolo principale, Nino Machaidze incanta con una Violetta matura e affascinante dalla vocalità ricca e suadente. Tuttavia, per via di una pronuncia poco chiara, la cantante georgiana non rende appieno quello che Verdi definiva “la parola scenica” in grado di “scolpire” e “rendere netta” la circostanza. Accanto a lei un Alfredo lirico di Saimir Pargu, cantante e attore valido e di ottima presenza scenica. Roberto Frontali in Giorgio Germont lascia una impronta paterna autorevole: risulta toccante e ben riuscita la scena dell’incontro con Violetta. Ben assortita anche Flora di Tonia Langella. Tra i personaggi secondari spiccano Annina di Francesca Manzo e Il dottor Grenvil di Andrea Comelli. Una nota va ai due ballerini, Francesca Davoli in Zingarella e Michele Morelli in Matador, alle prese con l’ineccepibile coreografia di Gaetano La Mantia.
Alla guida dell’Orchestra del Teatro Massimo, Carlo Goldstein propone una interpretazione dinamica e vigorosa, scegliendo un andamento scorrevole ma mai affrettato, e una notevole cura delle sfumature. L’attenzione del direttore ai solisti e al coro garantisce un perfetto affiatamento di tutto il cast e un accompagnamento orchestrale appassionato e disinvolto. La sua direzione, colma di contrasti e dinamiche suggestive, culmina nel momento di grande spessore espressivo dell’apertura del terzo atto, fino a un finale altrettanto coinvolgente. Un grande successo anche per il Coro del Teatro Massimo guidato dal maestro Salvatore Punturo.