Il 7 Luglio scorso la stampa internazionale riceve la notizia del furto del prezioso Codex Calixtinus dall’archivio della Cattedrale di Santiago di Compostela
di Laura Bigi
Nonostante le cinque telecamere di sicurezza presenti nella camera, sembra che il codice sia stato sottratto con facilità, tanto che le autorità della Polizia locale pensano che il furto possa essere avvenuto persino la settimana precedente. Si tratterebbe in ogni caso di un colpo da professionisti, forse mercenari di uno spregiudicato collezionista. Il codice è celebre per essere considerato la prima “guida” del cammino verso Santiago, ma riveste una enorme importanza pure sotto l’aspetto musicale e musicologico. Il testo, probabilmente redatto nel primo decennio della seconda metà XII secolo (1160-65 ca.) nella Francia settentrionale, rimane una delle testimonianze più importanti per gli esordi della polifonia (organa e conductus). In particolare il codice attualmente si divide in cinque sezioni (o libri) ed un’appendice, contenente, quest’ultima, diversi brani polifonici che gli studiosi riconducono all’area francese meridionale (Aquitania).
Il primo libro della raccolta è una antologia liturgica, che accoglie ugualmente molti testi corredati di notazione musicale tutti dedicati alla venerazione di San Giacomo. La natura peculiare dei brani si fonda sull’intreccio di monodia e polifonia in alternanza, talvolta soggetta alle specificità formali dei testi liturgici. Tutti a due voci, i brani presentano però una varietà di stilemi musicali profetici rispetto alle consuetudini dell’epoca, che accomunano e differenziano il Calixtinus da altri manoscritti coevi sempre di area francese, come quelli di San Marziale.
Ciò che rende preziosa le testimonianza del codice è la presenza di un brano musicale, il celeberrimo conductus Congaudeant Catholici, ritenuto il primo brano polifonico a tre voci. Notate in colore differente sul tetragramma, se cantate simultaneamente le linee melodiche produrrebbero delle dissonanze inconsuete, ma non sconosciute alla musica medievale, soprattutto posteriore.
Il codice, inoltre, è riccamente miniato, caratteristica che lo rende vulnerabile se esposto a condizioni climatiche non adeguate alla sua conservazione.
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