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REPORTAGE
Il nuovo Auditorium progettato da Renzo Piano e inaugurato oggi da Claudio Abbado alla guida dell’Orchestra Mozart. Con la presenza di Giorgio Napolitano e Roberto Benigni. Noi vi raccontiamo la storia, le polemiche e la prova generale
di Vittorio De Iuliis
O ggi è un giorno molto bello per L’Aquila. Si inaugura il nuovo Auditorium del Parco del Castello voluto da Renzo Piano e Claudio Abbado, e costruito grazie al sostegno della Provincia Autonoma di Trento, in primo luogo, e supportato anche dall’Orchestra Mozart, grazie ai fondi raccolti dall’associazione “Orchestra Mozart per l’Abruzzo – Una casa per la musica”. L’Auditorium è immerso nel parco del Castello, che ospita un imponente Forte Spagnolo. Esso prevede tre strutture, tre cubi di legno adibiti a tre funzioni diverse, ma collegate al pari degli edifici. I due cubi laterali ospitano i servizi per il pubblico e per gli artisti, dunque biglietteria e guardaroba, foyer con bar, bookstore e camerini (N.d.r. L’inaugurazione è stata possibile grazie a un certificato di agibilità provvisoria. I lavori proseguiranno per altri due mesi circa).
La realizzazione dell’opera non ha richiesto alcun abbattimento di alberi: solo tre piante sono state traslate, e anzi la vegetazione del parco verrà arricchita da ulteriori 250 piantumazioni, che circonderanno la piazza che ospita i tre cubi e la collinetta verde che le sta attorno
Il cubo più grande, a differenza degli altri due sensibilmente inclinato, ospita il vero gioiello: la sala dell’auditorium, della capienza di 238 spettatori. Esternamente i tre cubi sono ricoperti di listelli di legno colorati in vario modo: da diverse gradazioni di color legno si passa a tinte man mano più vive e accese, fino a comporre una fantasia che non disturba l’ambiente naturalistico circostante e si lascia guardare con piacere. Alcune polemiche hanno accompagnato la realizzazione del progetto. È di ieri la nota di un gruppo di ingegneri, storici ed esperti d’arte di fama che parla dell’auditorium come di “uno spreco e un danno per la città storica” (testo). Si sollevano alcune questioni evidenziate anche da altri in questi mesi, che riassumo brevemente. Innanzitutto, la nascita di un nuovo auditorium sottrarrebbe interesse al restauro di altre realtà musicali cittadine, il “Nino Carloni” in primis, storica sala ricavata in una delle torri del Forte Spagnolo, dotata di un’acustica eccezionale che per decenni ha stupito alcuni dei più grandi artisti della scena musicale. Inoltre la struttura altererebbe la sistemazione del verde nel Parco, e inficerebbe la visuale del Castello, con la sua valenza scenografica. Infine, ci sarebbe la mancanza di parcheggi. Ora, quest’ultimo punto mi sembra francamente risibile: di parcheggi nei dintorni ce ne sono davvero molti, e comunque si tratta di un auditorium dalla capienza contenuta e dalla collocazione molto centrale nella città, ragioni che consentono di credere che non ci sia una grande necessità di posti auto, soprattutto quando il centro storico si sarà riappropriato totalmente della sua vitalità e della sua abitabilità.

V eniamo al punto scenografico: il complesso sorge sul lato destro del viale che conduce dalla Fontana Luminosa (che accoglie il visitatore e immette nel centro storico) al Forte Spagnolo. Questo viale, a mio avviso, non è mai stato particolarmente suggestivo, e non credo di esagerare dicendo che l’intera struttura del progetto copre unicamente qualche aiuola verde del giardino ovale originale e due piccole stradine accessorie, peraltro scarsamente curate. La realizzazione dell’opera non ha richiesto alcun abbattimento di alberi: solo tre piante sono state traslate, e anzi la vegetazione del parco verrà arricchita da ulteriori 250 piantumazioni, che circonderanno la piazza che ospita i tre cubi e la collinetta verde che le sta attorno. L’impressione, camminando verso la Fontana Luminosa e rivolgendo lo sguardo verso il parco, è che lo scorcio di Auditorium che si vede, unito al respiro più ampio della piazza ricavata, esalti lo sfondo del Forte, più che turbarlo. Anche la geometria delle due opere sembra tutt’altro che dissonante. Delle critiche all’opera mi sembra assai più appropriata la prima, che sottolinea come un nuovo auditorium possa ritardare il restauro di altri centri musicali della città, in primis il già citato “Nino Carloni”; credo che la riapertura di quest’ultimo, in sé solo lievemente danneggiato, al contrario del Forte che lo ospita (che necessita di ben altri lavori di ristrutturazione), sia abbastanza lontana nel tempo.

I l nuovo auditorium nasce proprio con lo scopo di sostituire il “Nino Carloni”: ne offre la capienza ridotta, l’acustica eccezionale, il clima intimo, la posizione centrale. È stato sottolineato che costruire un doppione sia privo di senso, e che sarebbe forse stato più indicato un progetto di maggior respiro, con una sala più grande, più vicina alle nuove esigenze della Società dei concerti “Barattelli”, che conta 700 abbonati e un’unica sala in grado di contenerli tutti, quella della Scuola della Guardia di Finanza utilizzata durante il G8, non propriamente pensata per manifestazioni musicali. Sono tutte opinioni condivisibili, che però andrebbero discusse più realisticamente alla luce di altre considerazioni: non tutti i concerti proposti all’Aquila (che oltre alla “Barattelli” offre compagini importanti come i Solisti Aquilani e l’Istituzione Sinfonica Abruzzese) superano le 250 presenze, né sarebbe stato concepibile un complesso di maggiori proporzioni così vicino al centro. Inoltre, e mi sembra un punto assolutamente non trascurabile: di spazi dedicati alla cultura non ce n’è mai abbastanza, ben venga una struttura così all’avanguardia e affascinante, che di per sé ha la capacità di attrarre turismo e interesse, e che potrebbe prestarsi anche a utilizzi diversi (sarebbe un’ideale sala di registrazione, ad esempio). È stata più volte sottolineata dai progettisti la natura temporanea dell’opera, che può essere smontata e rimontata altrove senza troppi problemi logistici. Credo che questa prospettiva sia destinata ad apparire, fortunatamente, solo una precauzione della quale sorridere in un futuro che vedrà questo auditorium come uno dei punti più belli e celebrati della città.

L a musica. Ho il primo contatto con l’interno dell’auditorium sabato pomeriggio, alle prove del concerto inaugurale. L’impressione è subito splendida: l’ambiente è molto intimo, le tinte sono calde e accoglienti, il suono ricorda davvero quello di una cassa armonica, grazie all’acero rosso della Val di Fiemme impiegato nell’intera struttura: lo chiamano acero di risonanza, e il motivo è subito chiaro. Il palco, leggermente decentrato e non particolarmente grande (pensato per una quarantina di musicisti e ideale per la musica da camera), raccoglie la luce del rosso intenso e vellutato che ricopre le pareti del cubo, che sono decorate da solchi verticali paralleli, variegati ma regolari, che ricordano quasi le opere di Lucio Fontana. Sotto la base superiore del cubo, e sulle pareti laterali, trovano posto avvolgenti pannelli color abete, il cui contrasto con il rosso delle pareti è forte, ma non eccessivo.

Il pubblico si dispone su una gradinata, sulla quale sono raccolte 8 file da 24 comode sedie (23 la prima) che riprendono i colori delle pareti e del palco. Dalla parte opposta, oltre il palco, trovano posto altre due file di sedie per gli spettatori, o eventualmente per un coro. Il programma del concerto di domenica prevede un’immersione nella musica di Bach: il concerto per violino in mi maggiore BWV 1042, quello per violino e oboe in do minore BWV 1060, e quello per viola in re maggiore, ricostruito da Wolfram Christ, che qui lo esegue, da alcuni frammenti tratti dalle opere BWV 169, BWV 49, BWV 1053. Inoltre, la Suite orchestrale n.2 in si minore BWV 1067, e i Concerti brandeburghesi nn.2 e 3. Ad accompagnare Abbado, oltre a un nutrito numero di giovani strumentisti dell’Orchestra Mozart, ci sono alcuni solisti d’eccezione. Oltre al già citato Raphael Christ, spiccano la violinista Isabelle Faust, l’oboista Kai Froembgen, il flautista Jacques Zoon e il trombettista Reinhold Friedrich. Le prove sono intense, ma perlopiù spensierate, ricche di sorrisi e sguardi di intesa.

A metà pomeriggio, circa, l’ingresso di Roberto Benigni, di sua moglie Nicoletta Braschi e dell’architetto Renzo Piano turba leggermente la pace delle prove, che però si ristabilisce in pochi istanti, soddisfatte le richieste dei fotografi. Roberto Benigni è uno degli invitati al selezionatissimo concerto inaugurale di domenica alle 18:30 (in differita su Radio3 alle 22:30), che vedrà la presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, i cui inviti sono stati decisi dal Comune non lesinando, anche qui, motivi di polemica e di discussione. Per fortuna, oltre all’immancabile nutrito campione di autorità varie, non mancano alcune presenze particolarmente lodevoli: gli studenti del Conservatorio dell’Aquila e gli studenti della locale Facoltà di Ingegneria che hanno partecipato allo studio e alla realizzazione dell’opera; allo stesso modo, sono senz’altro doverosi gli inviti ai rappresentanti della Provincia Autonoma di Trento. Il vero concerto per la cittadinanza è stata però la prova generale di domenica mattina, alla quale ho avuto il piacere di partecipare. Una prova generale un po’ più lunga del solito, ben due ore e quaranta minuti di musica, nella quale Abbado e i suoi musicisti hanno dato anche qualche piccolo ritocco alle interpretazioni. Ascoltare questi straordinari talenti all’opera è stato un vero piacere, esaltato inoltre dal clima gioviale e festoso al quale già accennavo. I punti più alti della magnifica prova generale sono stati senz’altro il Concerto per violino e oboe, con il suo dolcissimo Adagio ricamato ed esaltato in tutto il suo lirismo dal dialogo dei due protagonisti, Isabelle Faust e Kai Froembgen, e il terzo Concerto brandeburghese, con il suo travolgente, irresistibile finale. Grandissima impressione ha prodotto anche l’ascolto della Seconda suite, così ricca di momenti diversi splendidamente cesellati, nonché del fresco e parzialmente inedito, in quanto ricostruito, Concerto per viola, con Raphael Christ applauditissimo protagonista. Ancora straordinaria Isabelle Faust nel ruolo di solista nel Concerto per violino in mi maggiore: fortunati coloro che potranno riascoltarla in questa stessa sala il 4 maggio dell’anno prossimo, in un recital solistico già attesissimo. È però l’Allegro assai che conclude il Secondo concerto brandeburghese, e la prova generale, a strappare il più caldo degli applausi, un omaggio che racchiude in sé la gratitudine dell’attento e appassionato pubblico aquilano sia per il concerto che Abbado e i suoi musicisti hanno regalato alla città, sia per questa nuova casa della musica, dell’arte e della cultura, che lui stesso ha voluto e ispirato.
La festa della musica in questa indimenticabile domenica d’ottobre non finisce certo qui: dopo l’inaugurazione ufficiale delle 18:30 è prevista una lunga serata di concerti per tutti i gusti offerti dalle principali istituzioni musicali aquilane (qui il programma), che permetteranno a tutta la cittadinanza di godere dello spettacolo di questo nuovo auditorium, nella speranza che da qui, dal centro storico e dalle persone che in esso vivono o aspettano di tornare a vivere, possa partire la rinascita sociale e culturale di questa città ferita e di questa gente tenace e orgogliosa.
N.d.a. Permettetemi un ringraziamento personale, e sincero, ad Attilia Giuliani (presidente del Club Abbadiani Itineranti) e Alessandra Abbado, per aver reso possibile la mia presenza all’evento. All’indomani del terremoto del 6 aprile 2009 scrissi una lettera a Claudio Abbado nella quale gli parlavo della passione degli aquilani per la musica, e della lunga e straordinaria tradizione concertistica della città, citando le ferite che il terremoto aveva causato ai luoghi della musica e dell’arte. Mi rispose che avrebbe fatto di tutto per portare musica e speranza alla città con un concerto, il prima possibile, promessa subito avveratasi il 13 giugno 2009. Non essendo riuscito a trovare un biglietto per la prova generale aperta al pubblico, ho scritto ad Attilia Giuliani, che mi ha messo in contatto con Alessandra Abbado, gentilissima nell’offrirmi la possibilità di vivere questi due giorni molto belli e di scrivere questo piccolo racconto.
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Il messaggio di Claudio Abbado
Ritengo che il nuovo Auditorium del Parco, realizzato nel giardino del Castello, sia per l’Aquila un’opera di grande valenza simbolica. In brevissimo tempo è stato realizzato uno spazio che aiuterà la ripresa delle attività non solo musicali, ma culturali e sociali in genere. Questo nel rispetto dell’ambiente e della situazione architettonica circostante.
L’Aquila è una città dalla lunga tradizione musicale, ricca di sedi e di istituzioni, piena di ragazzi che studiano e che fanno musica, per diletto ma anche per professione. Ritengo che ricostruire gli spazi per la cultura e per la musica sia fondamentale per recuperare lo spirito profondo di una città.
Proprio con l’Orchestra Mozart, a due mesi dal sisma, il 13 giugno 2009, abbiamo tenuto un concerto straordinario a Coppito, aperto a tutta la cittadinanza, e già il mese precedente avevamo dato vita all’associazione “Orchestra Mozart per l’Abruzzo”, per raccogliere fondi volti alla costruzione di uno spazio che consentisse una rapida ripresa delle attività musicali. Quando il mio amico Renzo Piano ha saputo di questa iniziativa di solidarietà e del suo scopo, ha subito proposto di progettare un auditorium ligneo, economico e realizzabile in breve tempo. Nell’autunno 2009 già mi aveva fatto vedere il plastico, con i tre cubi di abete rosso davanti al Castello, e aveva già coinvolto la Provincia autonoma di Trento, che ha donato tutto il prezioso legno necessario alla costruzione.
Con tutti i musicisti della Mozart avevamo promesso che saremmo presto tornati a L’Aquila. Sono quindi molto contento e onorato che l’occasione sia rappresentata dall’inaugurazione di questo luogo, segno di una importante rinascita culturale, alla presenza del Presidente Giorgio Napolitano.
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