Una petizione online propone la nomina del direttore d’orchestra. Due voci a confronto: una lettera aperta alla promotrice dell’idea e un parere di segno opposto. E voi cosa ne pensate? Partecipate al nostro sondaggio
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di Igor Cognolato
IL mondo occidentale (e con esso anche il nostro Paese) vive un travagliato periodo di profondo medioevo: non mi riferisco tanto (o solamente) alle difficoltà economiche esplose in questi ultimi anni quanto alla crisi globale di società ed istituzioni che la rappresentano. Le motivazioni sono indubbiamente molteplici ma, verosimilmente, sono riconducibili alla riduzione sistematica (quando non addirittura alla perdita) di valori che abbiamo ereditato e nel tempo gelosamente custodito, dalla Classicità; su quest’ultima e sulle sue peculiarità l’Italia (non solo l’Italia, ma tutta la cultura occidentale) aveva istituito il perno del proprio fondamento: penso a valori quali il coraggio, la lealtà, l’amicizia, o, in senso più vasto, la ricerca della verità, l’anelito verso la perfezione, la costante ricerca della Bellezza…
È stata in buona sostanza soppiantata la “Paideia” intesa quale palestra per le menti in evoluzione destinate a divenire i punti fermi della società futura.
Lo studio e la pratica della musica a livelli artistici assai elevati richiedono sì rigore, dedizione, abnegazione e, più in generale, l’approccio profondo che ogni professione esercitata con scrupolo pretende da chi vi si dedica. C’è però anche qualcosa di più profondo: la tensione costante verso la chimera della perfezione, la necessità di un approccio mentale verso la vita (non solo verso la vita artistica) assai aperto ed equilibrato, la consuetudine a ricercare l’armonia in ogni cosa quale necessità indotta dal continuo contatto con produzioni (le partiture) che sono frutto elaborato dal pensiero di uomini geniali e, pertanto, immortali grazie alle loro idee.
Un artista come Claudio Abbado, oggi praticamente ottantenne, grazie al suo talento ed ai suoi risultati rappresenta uno degli esempi italiani più fulgidi in campo mondiale dell’applicazione delle regole della Paideia classica alla vita di un essere umano.
Nell’organizzazione del nostro Paese, il Parlamento – con le sue due Camere – appare come il luogo all’interno del quale i cittadini in possesso del diritto di voto raccolgono i propri rappresentanti: quest’ultimi a loro volta propongono ed approvano normative e leggi sulla base di valori che riconoscono come tali nella società dalla quale provengono o che desidererebbero poter in essa ri-trovare. Non può pertanto sfuggire il fatto che il ruolo di un deputato o di un senatore sia duplice: rispecchia la società dalla quale proviene ma, al contempo, è chiamato anche ad influire su di essa e ad indirizzarne il percorso e gli obiettivi attraverso scelte meditate e precise.
Le Arti, e tra di esse la Musica in particolare, assolvono – tra gli altri – ad un compito assai nobile quanto arduo: elevare lo spirito attraverso la continua ricerca della Bellezza (quanto più possibile assoluta) per condurre il genere umano “oltre” la condizione rappresentata dalla temporalità e dai suoi soli bisogni materiali. Non a caso nella musica la scansione del tempo secondo le implacabili categorie umane (ossia il percorso ineluttabile tra nascita e morte) si adatta alla scansione del metro e del fraseggio subendo modificazioni continue connesse alla ricerca della migliore efficacia nella formula espressiva e comunicativa.
Claudio Abbado è un artista nato e formato nel nostro paese; la sua persona ne onora da decenni la fama nel mondo attraverso la generosità delle proprie interpretazioni caratterizzate sempre da straordinaria profondità analitica unita ad ineguagliabile efficacia, da apertura culturale e da un approccio fiducioso e disinteressato anche nei confronti delle giovani generazioni. Come non apprezzare i progetti delle orchestre giovanili da lui sostenuti (quando non ideati ex-novo) e che rappresentano una realtà artistica stabile e di comprovato elevato spessore?
Un risultato simile è indice di solida e vasta capacità di vivere l’Arte e la vita nel più puro e generoso spirito – appunto – della Paideia classica.
Il nostro paese può risollevarsi per ricercare e ritrovare il proprio antico splendore solo se saprà scegliere di farsi rappresentare, consigliare e – magari – guidare da persone che come Claudio Abbado hanno testimoniato tangibilmente con il proprio esempio e con le proprie scelte di vita artistica l’integrità ed il rigore senza compromessi raggiungendo risultati che li accomunano a ben poche altre persone.
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di Renato Rivolta
Gentile Signora Borletti Buitoni,
premesso che nutro da sempre enorme ammirazione per Claudio Abbado, Le confesso che la sua proposta non mi trova d’accordo, per i seguenti motivi:
1) L’istituto del Senatore a vita mi pare un autentico residuato di tempi passati, una onorificenza senza alcuna conseguenza reale se non quella di tenere talvolta sul filo del rasoio taluni governi dal futuro incerto quando si tratta di votare la fiducia in parlamento: allora, improvvisamente, i senatori a vita diventano importanti, per qualche giorno. Io ritengo invece che tale istituto andrebbe abolito prima possibile, nel nome del risparmio dei costi delle Istituzioni e della sburocratizzazione, modernizzazione dello Stato. Nella prevista riforma costituzionale che il Parlamento dovrebbe discutere tra breve è prevista anche la trasformazione del Senato in Camera delle Regioni, se non addirittura, come qualche forza politica propone, la sua abolizione tout-court. Sarebbe buona norma iniziare da subito a conformarsi a questi indirizzi, evitando di appensantire ulteriormente costo e numero dei Parlamentari.
2) Se lo Stato italiano vuole riconoscere a personalità della Cultura e dell’Arte l’alto merito per la loro opera, ha altri mezzi, più semplici, meno costosi, altrettanto prestigiosi e visibili per farlo: conferire medaglie, cavalierati, titoli onorifici a piacere. Il meritato prestigio che ne deriva alla persona prescelta è altrettanto alto, altrettanto visibile coram populo.
3) Potrei sbagliarmi, ma per quello che so di Claudio Abbado, non credo che si acconcerebbe volentieri a una specie di pensionamento, sia pur di altissimo rango. Lei certo ricorda come ebbe a letteralmente esigere, in occasione del suo ritorno alla Scala dopo decenni, il “compenso” di 90.000 alberi piantati in città: che poi la cosa non si sia realizzata, ciò va a totale demerito delle autorità cittadine. Se Abbado diventasse senatore – ammesso che potesse conciliare tale assiduo impegno con le sue attività professionali, che si svolgono da molti decenni prevalentemente all’estero – Lei crede che le sue eventuali proposte legislative (presumo, sulla promozione sociale della musica e sulla educazione musicale) troverebbero concreta realizzazione, al di là di qualche unanime lode e sottoscrizione entusiastica? Io temo che sarebbero destinate a finire presto dimenticate nei cassetti del Parlamento. E Lei ritiene veramente che Claudio Abbado, persona quanto mai concreta e insofferente dei mille bizantinismi poltici del nostro Paese, resisterebbe più di qualche settimana in tale situazione? La memoria corre a un certo Giuseppe Verdi, il quale dopo essersi fatto convincere da Cavour a diventare Senatore del Regno, per gli stessi meriti per i quali Lei oggi propone Abbado, si dimise appena si rese conto di non poter fare nulla di concreto nel Parlamento torinese, e tornò all’ attività che gli era propria: quella di musicista. Ed ebbe assolutamente ragione!
4) Lei certamente ricorda la campagna di opinione che in tempi recenti promuoveva una petizione popolare per nominare Riccardo Muti addirittura Presidente della Repubblica. Muti, cortesemente ma fermamente, stroncò sul nascere tale idea del tutto peregrina.
E fece non bene, ma benissimo! A ognuno il proprio mestiere: i politici governino, e non vadano in cerca di personalità dietro le quali nascondere le proprie inadeguatezze.
La vita culturale del nostro Paese non ha bisogno di celebrare con altre decorative, costose prebende chi è già universalmente riconosciuto come personalità di assoluto rilievo, che con il proprio lavoro artistico reca onore all’Italia in tutto il mondo.
Abbiamo invece bisogno di governanti e amministratori che, magari sconosciuti al grande pubblico, operino quotidianamente, instancabilmente, in modo fattivo e competente, per far funzionare in modo più rapido ed efficiente la macchina dello Stato.
Io mi auguro che Claudio Abbado continui a incantare il pubblico di tutto il mondo con i suoi indimenticabili concerti, con il suo infaticabile lavoro di animatore culturale. Questa è la cosa più giusta per un uomo del suo valore, e la più preziosa per tutti noi.
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