di Luigi Attademo
La parola Conservatorio, com’è noto, viene dal nome di antiche istituzioni che ospitavano orfani per offrire loro un’arte da imparare. Ma ancora oggi in Italia, non siamo molto lontani da questa origine, se pensiamo che orfani sono diventati tutti i soggetti che assistono inermi alla disfatta di queste importanti Istituzioni. Orfani sono infatti gli studenti, che più o meno ogni anno – e quest’anno in particolar modo – sono in attesa dei loro docenti e ne hanno uno ad interim (si dice “fino ad avente diritto”, nel burocratese). Orfani (e in alcuni casi senza stipendio) sono i musicisti che aspettano un’assegnazione di una sede definitiva che si protrae ormai con una certa consuetudine, oltre l’inizio dell’anno accademico, di settimane se non di mesi. Orfani sono pure le strutture didattiche – i Conservatori – i Direttori, i segretari e i custodi che pur volendo sono impossibilitati a organizzare e garantire in modo opportuno le lezioni e lo svolgimento dell’attività didattica.
In Italia non c’è mai un responsabile diretto di quanto accade: come nel messaggio dell’Imperatore del racconto di Kafka, il messaggero si perde tra la folla, e non si sa né come né perché il messaggio non arrivi.
Forse è noto – ma non a tutti – che da ormai venti anni si aspetta il completamento della riforma (da molti ritenuta in tutto o in parte inadeguata alla formazione musicale) voluta dalla legge 508 (del 21 dicembre 1999). Da qual momento, il rinnovamento della classe docente si è basata prevalentemente sulla creazione di graduatorie formate da precari. Dopo le graduatorie per concorso (GNE e GET) degli anni ’90 – si è passati alla 143 (legge del 2004), poi alla 128 (2013) e poi alla 205 (2018), detta anche 128bis. Questo piccolo elenco di sigle e numeri può far sorridere i lettori estranei alla vicenda, ma è lo specchio della burocratizzazione con cui varie generazioni di musicisti hanno avuto e hanno a che fare per poter aspirare a un lavoro da insegnanti. Come se non bastasse, ognuna di queste graduatorie ha canoni diversi, creando ulteriore complicazioni nella selezione, con annessi ricorsi.
Ma torniamo ai responsabili. In prima battuta sembrerebbe logico addossare la responsabilità al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Perché in effetti – passando agli esempi concreti – se guardiamo la scansione delle procedure dell’anno in corso, dopo le prime assegnazioni all’inizio di ottobre per le graduatorie antecedenti (GNE, GET, 143, tutte graduatorie che hanno un’anzianità di oltre dieci anni se non venti), e dopo aver annunciato che le scelte per le graduatorie in corso sarebbero avvenute entro metà ottobre, a oggi (29 novembre) non abbiamo ancora nessuna assegnazione di sede per i docenti che aspettano il ruolo definitivo. Forse è un sistema complicato, difficile da gestire. Benissimo, bisogna partire prima. Lavorare giorno e notte. Invece, nessun comunicato, nessun aggiornamento, esattamente come avviene sui treni in ritardo. Una specie di sequestro di persona in cui ciò che è sequestrato è la dignità di molti musicisti e docenti.
L’Afam (Alta Formazione Artistico Musicale) rappresenta, con tutta evidenza, l’ultima ruota del carro, a nessuno interessa che il sistema della formazione musicale funzioni bene, e sia competitivo a livello internazionale. Anche in questo caso, tutto si regge sulle spalle delle persone di buona volontà, siano esse impegnate a rivendicare i propri diritti che a rendere migliore la qualità del conservatorio.
Siamo tutti assuefatti a questa situazione e nessuno rivendica con forza lo scandalo che rappresenta questa disfatta culturale. Dietro questo c’è la totale indifferenza, prima di tutto politica, verso il valore della musica come bene comune, quando dovrebbe essere riconosciuto come uno dei caratteri fondanti della nostra identità nazionale.
C’è poi infine l’amara considerazione, forse la madre di tutte le responsabilità, che la musica non interessa a nessuno: quando i medici scioperano, causano disagio per l’assenza del loro servizio, ma i musicisti, gli insegnanti di musica dei conservatori che danno farebbero? Lascerebbero senza lezioni i loro studenti, quel manipolo di giovani coraggiosi che ancora crede che la musica possa diventare una professione, oltre che un orizzonte di vita. Ma per questo c’è già il Ministero che ci pensa, non c’è bisogno di scioperare.
Un’ultima domanda: il mondo della musica, quello che anima i teatri, le grandi stagioni, che porta il nome dell’Italia in alto nel mondo, è tragicamente assente su tali questioni. Pollini, Muti, Accardo, Brunello, e tutti gli altri, dove siete? Il Titanic sta andando alla deriva, chi è in prima classe avrà garantita forse la salvezza, ma la nave affonderà inesorabile, e non ci sarà modo di tornare indietro.