Editoria • La crisi si sente in tutti settori: da una parte bisogna resisterle continuando a sopravvivere, dall’altra saperla affrontare rinnovandosi ed usando anche le nuove tecnologie. Questa sarà la sfida della storica rivista, in edicola dal 1989 e che ora rischia la chiusura | Video | Firmate l’appello
di Simeone Pozzini
ERANO GLI ULTIMI MESI DEL 1989, dicembre per la precisione, quando la rivista Amadeus fece la sua comparsa in edicola. Il prestigioso mensile sta ora vivendo un momento di forte difficoltà. Qui è possibile firmare l’appello per dare il proprio sostegno morale. Pubblicata inizialmente dall’editore De Agostini-Rizzoli Periodici e successivamente rilevata dalla Paragon di Gaetano Santangelo, fondatore e da sempre direttore responsabile, rappresenta un punto di riferimento per la cultura musicale in Italia, collocandosi nel panorama delle riviste come periodico mensile di alta divulgazione, primo ad avere allegato il «cd».
E quando si dice «cd» significa pensare che nell’89 il nuovo supporto, che iniziava la sua diffusione di massa, era allegato alla rivista – ovvio con restyling – alla metà del prezzo rispetto ai negozi. I titoli discografici di Amadeus appartenevano a cataloghi prestigiosi: Philips, Deutsche Grammophon, Decca. Successivamente, fino ai giorni nostri, il percorso editoriale è stato caratterizzato da registrazioni inedite, dando spazio a interpreti discograficamente giovani. Quindi, non ultima, la rivista con i suoi ricchi apparati critici, approfondimenti, recensioni, fino al 2007 sotto la direzione artistica di Duilio Courir, e le preziose guide all’ascolto contenute nel booklet dei cd.
Che Amadeus non sia l’unica rivista in crisi, lo sostiene lo stesso Santangelo nell’i-video prodotto dal Corriere Musicale, non è certo un dato confortante. Il direttore responsabile parla di problemi di liquidità dovuti al fallimento del concessionario di pubblicità. Una brevissima e sommaria riflessione sullo stato dell’editoria ci spinge a fare alcune considerazioni di carattere generale. Da una parte l’avvento del web ha creato la possibilità di una consultazione immediata delle notizie e di una fruizione multimediale; dall’altra la moltiplicazione dei contenuti online e la facilità con la quale è possibile raggiungere il pubblico non equivale con la stessa proporzione alla qualità dell’informazione.
Ma il problema della carta stampata è davvero il web o una crisi culturale, la schizofrenia delle informazioni, l’iper velocità nella consultazione che produrrà una nuova classe di analfabeti? Non si tratta ovviamente di scatenare una rivalità che posta in questi termini non ha senso. Osservando le cose sembra che per il pubblico attuale non ci siano ragioni perché il web si sostituisca del tutto alla carta stampata ma la carta stampata dovrà fare i conti con i mezzi potenti del web, che il pubblico italiano considera il luogo dell’aggratis. Andrà indirizzato. L’editoria, anche quella piccola e preziosa, sta vivendo tra l’incudine e il martello. Le prospettive editoriali, dal nostro punto di vista, potrebbero tradursi in futuro formato ibrido. Nel frattempo auspichiamo nuova vita per la rivista Amadeus che deve continuare a vivere e rinnovarsi, come ventiquattro anni fa, nel segno dell’avanguardia.
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