di Monika Prusak
Si è svolta presso la prestigiosa sede della Fondazione Cini di Venezia una giornata di studi intitolata Intersezioni di musica e arti visive in Italia nel secondo Novecento e dedicata alla disamina dei rapporti tra pittura e musica nella seconda metà del Novecento. La giornata si è conclusa con un concerto del mdi ensemble presso l’Auditorium “Lo Squero”.
Il nuovo progetto della Fondazione Cini di Venezia e dell’Accademia di Belle Arti di Brera ha portato all’organizzazione di una giornata di studi che ha visto alternarsi di studiosi di musica e arte impegnati nell’esplorazione di un periodo storico colmo di innovazioni e sperimentazioni. Curato dal musicologo Gianmario Borio e dalla storica d’arte Angela Sanna, l’evento ha riunito rappresentanti di istituzioni italiane accademiche e non, con l’intento di offrire un vasto quadro interdisciplinare di un momento fertile di idee e rappresentazioni tra musica, pittura e altre discipline affini, che si sviluppò in Italia negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.
Ad aprire la riflessione collettiva è stato il pittore e musicista Marcello Aitiani, accademico dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, che si è soffermato su forme e modi della relazione tra arte e musica, espressa come dialogo multiforme di modalità, correnti di pensiero e specifiche sensibilità degli autori. Le tre relazioni musicologiche di Paolo Somigli dell’Università di Bolzano, Daniela Tortora del Conservatorio Santa Cecilia di Roma e Pietro Misuraca dell’Università degli Studi di Palermo, vertevano intorno alle esperienze concrete di Firenze, Roma e Palermo, dove si è registrato il maggiore fermento legato alla musica e all’arte contemporanea. Ai riferimenti puramente musicali e artistici si sono aggiunte le ricerche riguardanti riviste culturali e interdisciplinari ad ampio respiro, come la rivista di arte contemporanea, letteratura, architettura e musica pubblicata a Genova e Milano, «Marcatrè», o il «Collage» palermitano concepito all’epoca delle Settimane Internazionali Nuova Musica, fruito inizialmente sotto forma “parlata” di conferenza e solo successivamente pubblicato. Un’altra relazione sull’ambiente musicale e artistico romano è stata proposta dallo storico d’arte Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Centro Studi Ragghianti di Lucca, che ha presentato uno studio sulla componente iconica delle partiture di Aldo Clementi e Francesco Pennisi e sull’attività dei pittori del Gruppo 63 (successivamente Operativo R) con le loro installazioni acustiche e opere ispirate a compositori contemporanei. La giornata di studi si è conclusa con una relazione su Fluxus e la poesia sonora in Italia, condotta dal direttore della Fondazione Bonotto di Colceresa (in provincia di Vicenza) Patrizio Peterlini, che ha trattato l’impatto dell’estetica fluxus su musicisti e artisti figurativi in Italia.
Oltre alla novità di approccio, quel che è emerso dalla giornata veneziana di studi è la vastità di materiale presente, che apre un nuovo dialogo tra le discipline e uno scambio entusiasmante di idee e interpretazioni. L’esplosione delle azioni artistiche e musicali, verificatasi in Italia nella seconda metà del Novecento come una naturale conseguenza del fermo provocato dagli eventi bellici e della successiva ricerca di nuove vie sonore e visive percorribili, hanno costituito un momento rilevante per la storia dell’arte e della musica. Lo studio approfondito degli eventi in chiave interdisciplinare può senz’altro contribuire a una maggiore comprensione delle opere, ma anche dei fatti avvenuti successivamente sia a livello nazionale sia a livello locale.
La giornata di studi è stata accompagnata da un concerto serale presso il suggestivo Auditorium “Lo Squero” situato nell’isola San Giorgio nei pressi della Fondazione Cini che, grazie alla parete vetrata frontale non insonorizzata, gode di una scenografia naturale e irripetibile del Bacino di San Marco della Laguna Veneta, in cui le luci ferme in lontananza e i suoni delle acque si mescolano a quelli delle imbarcazioni in movimento. In programma, introdotto brevemente da Gianmaria Borio, quattro composizioni per trio e quartetto d’archi: Trio per archi Giacinto Scelsi del ’58 e Trio per archi di Goffredo Petrassi del ’59, seguiti da Reticolo 4 di Aldo Clementi del ‘68 e Quartetto III di Fausto Razzi del ‘83.
L’inizio lento e meditativo teso tra dissonanze oscillanti al limite dell’intonazione del Trio di Scelsi introduce l’ascoltatore in una ricerca sonora che si movimenterà maggiormente in Petrassi. Il contrasto tra le due composizioni è netto: Petrassi sceglie una drammaturgia sonora più evidente caratterizzata da maggiore profondità e inquietudine. L’atmosfera cambia nuovamente nel Reticolo 4 di Clementi in cui gli eventi sonori dei singoli strumenti si svolgono sopra il magma dissonante del resto del quartetto. La composizione estesa in un solo movimento, con scambi intensi tra gli strumenti, fluisce senza un punto focale fino alla conclusione e costituisce il momento più intenso e impegnativo della serata. Il concerto si conclude con il quartetto di Razzi che inizia con intensità, presentando degli accordi caratterizzati da una forte espressività, per spegnersi gradualmente attraverso le frequenti pause e le voci rauche e “stanche” degli archi. I numerosi effetti sonori e l’intonazione fluttuante in decrescendo conducono a un finale delicatissimo, lasciando il pubblico in uno stato contemplativo. L’mdi ensemble (Sara Mazzarotto violino, Elia Leon Mariani violino, Paolo Fumagalli viola, Giorgio Casati violoncello) lavora su ogni dettaglio dell’esecuzione con una concentrazione eccellente, dando, grazie a un affiatamento esemplare, l’impressione di essere un unico strumento carismatico ed eloquente.