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Entra nel vivo della programmazione il Festival dedicato al compositore tedesco Helmuth Lachenmann, inaugurato domenica alla Scala con un applauditissimo concerto diretto da Roberto Abbado
Ormai procede a pieno regime il 20° Festival di Milano Musica, avviato felicemente domenica scorsa. Domani, sabato 8 ottobre, si terrà la giornata di studi dal titolo “Helmut Lachenmann nella cultura musicale dell’Occidente” a cura di Gianmario Borio: nel nome del compositore tedesco cui questa edizione della rassegna è dedicata, si susseguiranno dalle 10 alle 18, presso l’Auditorium San Fedele, la proiezione del film di Bettina Ehrhardt “…dove non sono stato”: il compositore Helmut Lachenmann (Germania, 2006) e gli interventi di Ulrich Mosch, Martin Kaltenecker, Fabrizio Della Seta, Eberhard Hüppe, Pietro Cavallotti e dello stesso Borio. La sera, al Teatro Dal Verme (h 20.30), si terrà il concerto dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Johannes Kalitzke con due solisti di gran livello, il clarinettista Alain Billard e il violoncellista Francesco Dillon. In programma brani di Diogenes Rivas, Aldo Clementi, Luca Francesconi, oltre che il Notturno per piccola orchestra con violoncello solo di Lachenmann e in prima esecuzione assoluta La grammatica del soffio, concerto per corno di bassetto e orchestra di Matteo Franceschini.
Dicevamo della felice inaugurazione del Festival, avvenuta il 2 ottobre alla Scala: Sala del Piermarini affollata per un programma bifronte – nella prima parte Berio e Lachenmann, nella seconda Schumann – con la Filarmonica della Scala diretta da Roberto Abbado. Il concerto si è aperto nell’atmosfera sospesa di Requies, sottile quanto intenso pezzo per orchestra da camera dedicato nel 1984 da Luciano Berio alla memoria di Cathy Berberian, sua ex moglie e grandissima interprete della sua musica. La Filarmonica, che già aveva dato valida prova di sé nei delicati equilibri di questa partitura tutta in pianissimo, si è dimostrata particolarmente agguerrita nel brano centrale del programma: il poderoso Schreiben di Lachenmann (2003-2005). Schreiben significa scrivere e la tensione, lo sforzo, la pratica stessa della scrittura sono evocati continuamente, in un arco espressivo mirabilmente costruito che parte da un lungo episodio in cui gli strumenti vengono sfiorati, sfregati, percossi, producendo suoni assolutamente difformi rispetto alla pratica consueta: il procedimento, tipico di Lachenmann, è vicino a quello della musica concreta, che si impadronisce di elementi di qualsiasi materiale sonoro e quindi anche dei rumori. La carica espressiva di Schreiben si accumula fino a esplodere in un momento altamente drammatico, per poi spegnersi di nuovo nei suoni-rumori che evocano la tensione e il lavorio della scrittura. Un pezzo magnifico ma fuori dei confortanti canoni risaputi: eppure la risposta del pubblico della Scala – non solo i fedelissimi di Milano Musica, ma un gran numero di outsider – è stata entusiastica, grazie anche alla direzione convinta e sapiente di Roberto Abbado (che con calorosa partecipazione ha offerto poi una bella lettura della Quarta sinfonia di Schumann). Applausi e chiamate a ripetizione per Lachenmann, cui il folto pubblico ha tributato un successo calorosissimo e senza ombre.
Il Festival di Milano Musica, che ieri sera all’Auditorium San Fedele ha registrato un altro successo con il concerto di mdi ensemble e Oleg Vereshchagin alla fisarmonica (musiche di Lachenmann, Stropp, Platz, Stier e Mundry), proseguirà fino al 17 novembre. Come di consueto, tutti i concerti sono registrati e trasmessi da RAI RadioTre.
Patrizia Luppi