Olive Music pubblica in cd le opere di Bartolino da Padova e Andrea da Firenze tratte dal prezioso codice del XIV secolo
di Francesco Fusaro
Il XIV secolo rappresenta uno spartiacque importante nella storia della musica italiana. È soltanto a partire da quel periodo, infatti, che gli studiosi registrano un aumento della produzione polifonica relativa alla nostra area geografica, in un certo qual modo paragonabile a quella – sino ad allora ben più imponente – dell’ars nova francese, culla del mensuralismo. Non è un caso infatti che si parli di ars nova italiana, con particolare riferimento ad alcuni elementi autoctoni riguardanti proprio il sistema di notazione, di cui ci rimane fondamentale testimonianza nel trattato teorico Pomerium di Marchetto da Padova, comparso nel primo trentennio del XIV secolo.
La produzione arsnovistica italiana, la cui circolazione era limitata ad un ristretta cerchia di estimatori, aveva in Padova e Firenze i suoi centri di maggior produzione. Il prezioso Codice Squarcialupi – dal nome dell’organista fiorentino che fu in possesso del volume nel XV secolo – ne è imprescindibile testimonianza: preparato tra il 1410 ed il 1415, esso raccoglie – in ordine cronologico – 12 autori per ben 353 composizioni riferentesi ad un arco di tempo che va dal 1340 al 1415.
Su questo nobile materiale – in tre casi interpolato con provenienze da altri codici – si basa la registrazione di Tetraktys per Olive Music. Già specializzato nel repertorio di Guillaume Dufay, l’ensemble fondato nel 2000 dal flautista olandese Kees Boeke sceglie di ispirarsi, per questo attraente florilegio, al madrigale O tu cara sciença mie musica di Giovanni da Cascia – precursore dell’ars nova italiana e primo compositore presente nel Codice –, anche se il vero centro è rappresentato dalle opere di Bartolino da Padova e Andrea da Firenze. Per meglio comprendere la preziosità stilistica di quest’ultimo, basterebbe forse un assaggio dell’incipit della ballata – a giudicare dalle testimonianze pervenuteci, l’unico genere praticato dal compositore fiorentino – E più begli occhi, stupefacente per la complessità e modernità del linguaggio. Ma a scegliere un esempio sembra di fare torto a ciò che resta, poiché gli interpreti si dimostrano capaci di offrire un’apprezzabile lettura dell’evoluzione dello stile arsnovistico grazie al lavoro di studio che emerge dall’esecuzione, profonda eppure leggiadra, emotiva eppure pertinente. La lodevole presa del suono aggiunge valore ad un’uscita che risulta particolarmente gradita poiché riguardante un repertorio – quello della musica antica – problematico nella sua diffusione tanto fra il pubblico quanto fra i musicisti.
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