L’attività onirica del compositore tedesco trascritta dalla moglie Cosima ora nella traduzione italiana di Alessandro Taverna
di Giuseppe Pennisi
LA STESURA FINALE di Parsifal venne in gran parte compiuta durante quello che sarebbe stato il penultimo viaggio di Wagner in Italia (prima di quello finale nella tanto amata Venezia, dove morì). Dell’Italia, specialmente quella del Sud, Wagner portò aromi, sapori ed atmosfere nella partitura nel suo ultimo capolavoro. E vi portò anche i suoi sogni. A Villa d’Angri (oggi sede dell’Università di Napoli Parthenope), le quattro figlie e qualche amico intonano cori dall’opera alla quale l’autore sta apponendo gli ultimi ritocchi. Il tempio di Montsalvat deve parecchio alla visione dell’interno del Duomo di Siena, riprodotto nelle scene dipinte utilizzate a Bayreuth dal 1882 al 1942. Il giardino di Klingsor, fra abnormi vegetazioni tropicali e lande desertiche, filtra le sensazioni della breve visita a Ravello e dei soggiorni prolungati ad Acireale, ospite del Barone Pennisi di Floristella. A quel clima così imbevuto di sud poteva condurre perfino il Miserere di Leonardo Leo ascoltato due mesi prima, con le voci degli adolescenti che lasciavano la musica sorgere dalla più profonda oscurità della chiesa di Napoli. Comunque, per il sonno di Wagner, quella notte napoletana sarebbe stata “meravigliosa”.
Wagner raccontava i propri sogni alla moglie Cosima, che li trascrisse in un libro (intuizione tanto più importante in quanto Freud avrebbe teorizzato l’analisi dei sogni solo un quarto di secolo più tardi). I sogni di Richard è ora in una importante traduzione italiana a cura di Alessandro Taverna in un libretto raffinato curato da un editore di nicchia, il notes magico di Padova (www.ilnotesmagico.it)