Dopo il best seller “Il resto è rumore” è uscito in Italia il nuovo libro del critico musicale statunitense
di Paolo Tarsi
«Una gioia che unisce gli appassionati di musica classica e i fan del pop». Così il New York Times ha definito il nuovo libro di Alex Ross, critico musicale del New Yorker, già autore del best seller internazionale Il resto è rumore (Bompiani 2009) tradotto in più di quindici lingue e vincitore del National Book Critics Circle Award, del Guardian First Book Award, del Premio Napoli e del Grand Prix des Muses. Con Senti questo (Bompiani, 2011) Ross prosegue seguendo la linea già tracciata ne Il resto è rumore, dove veniva affrontata la questione decisamente spinosa della musica contemporanea, spesso considerata, erroneamente, conforme esclusivamente a una ristretta schiera di ascoltatori d’élite, affiancando questa volta vari generi musicali in un libro nato dall’unione di diversi articoli apparsi sul New Yorker, la maggior parte dei quali profondamente rivisti, insieme a una nuova parte scritta per l’occasione.
L’autore si rivolge a tutti coloro che, pur non avendo compiuto studi specialistici, condividono l’amore per il suono in tutte le sue forme, compreso il silenzio e il rumore, riuscendo in un’impresa che sembrava finora impossibile, ovvero: parlare di musica d’avanguardia ai non iniziati, trasmettendone la passione senza limiti di sorta o preconcetti. E lo fa ripercorrendo ad esempio il sentiero sinuoso di una semplice linea di basso, il basso del lamento, partendo dalla ciaccona e dalle altre danze basate sull’ostinato, fino ad arrivare a Dazed and Confused dei Led Zeppelin e attraversando l’intera storia della musica, da Monteverdi a Ray Charles, da Hungarian Rock di Ligeti ai Beatles, ricostruendo le reincarnazioni di una danza che, arrivata dalle colonie spagnole del Nuovo Mondo, viene trasformata da Frescobaldi, resa eterna da Bach e ballata alla corte del Re Sole per riaffiorare sia nelle sperimentazioni del Novecento quanto nel blues. Accanto ai capitoli dedicati ai ritratti dei grandi nomi del passato, da Mozart fino all’ultimo Brahms, appaiono profili di icone della musica pop, rock e jazz – Radiohead, Bob Dylan, Björk, Cecil Taylor, Kurt Cobain, Sonic Youth – a fianco di compositori come John Cage, Esa-Pekka Salonen, John Luther Adams e Tan Dun. È in tal senso che può essere condiviso il pensiero di Alex Ross, che dice: «odio la “musica classica”: non la cosa in sé, bensì il termine. Rinchiude un’arte tenacemente attaccata alla vita nel parco a tema del passato. Oblitera la possibilità che ancor oggi venga creata musica nello spirito di Beethoven. Invidio i jazzisti che parlano semplicemente della “musica”».
Dal Vermont al New Jersey, Ross narra inoltre di realtà musicali profondamente diverse tra loro, dai ritrovi estivi al campus del Marlboro College, la Shangri-La dell’eccellenza classica, fino ai quartieri più disagiati di Newark, dove alcuni insegnanti coraggiosi cercano di formare nuove generazioni di musicisti e strappare così la classica all’esclusività di una venerazione che la vede schiava di un mediocre elitarismo. Intrecciando arte e quotidianità, musica e storia, Alex Ross ci offre «barlumi, sprazzi di un mondo futuro nel quale svaniscono le ideologie, le teleologie, le guerre stilistiche e le divisioni che hanno definito la musica negli ultimi cento anni. La musica viene riportata alla sua beatitudine originaria, libera dal timore della presunzione che limita la musica popolare e dal timore della volgarità che limita quella classica».
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Cara Candida, leggo ogni tanto il blog di Alex Ross, certamente il fenomeno “odio la parola musica classica” desta curiosità, visto che poi anche e soprattutto di musica classica si occupa. Sai quello che non mi piace? Il fatto che per spiegare la contemporaneità musicale deve mettere sullo stesso piano cose molto diverse e di diverso valore.
si è un libro da leggere ! affronta in modo … rilassato&competente il tema della musica – tutta la musica – nonostante la formazione classica si senta. Segnalo il (bellissimo) blog di Alex Ross:
http://www.therestisnoise.com/
molto ricco di spunti. The rest is noise (Il resto è rumore) è il titolo del primo libro di AR – una storia della musica contemporanea – da Mahler e Strauss fino a noi. Bello pure quello.